Giuseppe D’Antona, Componente Consiglio Nazionale PSI, ascolta le parole rivolte dal Vescovo della Diocesi di Caltanissetta, Mons. Mario Russotto, e si associa allo “sfogo pubblico” condividendone completamente i contenuti. Un allarme che, però, il rappresentante nazionale sottolinea rimanere inascoltato da parte delle istituzioni, vere destinatarie del messaggio di pericolo per il territorio amministrato.
“Era il lontano 1994 – racconta D’Antona – quando aprendo il giornale vidi un articolo sul nuovo Vescovo di Caltanissetta, Mons. Mario Russotto, che protestava vibratamente contro le autorità locali e regionali per la tenuta disastrosa delle infrastrutture nel nisseno.
Pessimo lo
stato delle ferrovie, a semplice binario e con mezzi vetusti, e con strade da
terzo mondo. E lo constatò subito alla sua prima andata a Mussomeli che era una
vera vergogna dovere percorrere strade che nascondevano un pericolo dietro ogni
curva.
Ero il Capo Reparto infrastrutture delle ferrovie nissene e mi feci portavoce verso la dirigenza ferroviaria del malessere manifestato dal Vescovo, con il risultato che lo invitammo a visitare gli impianti di Caltanissetta. Invito che Mons. Russotto accetto’ e fui incaricato di accoglierlo. Lo aspettammo in delegazione davanti alla stazione ferroviaria, ben lieti di averlo con noi e fiduciosi che la Sua sortita , ma soprattutto la Sua presenza , sarebbe stata una speranza per la nostra città.
Visitammo gli Uffici dell’Unità di Produzione, il moderno impianto del DCO, il sistema centralizzato e automatico della circolazione dei treni e il Dopolavoro Ferroviario.
Dopo le foto di rito lo vedemmo andare ed eravamo pieni di speranza per il nostro futuro, certi che il suo impegno, ed il nostro poteva portare beneficio alle nostre comunità”.
Un ricordo che, però, non si ferma al passato ma ripercorre nel tempo l’impegno sociale del Vescovo che non ha mai perso l’occasione di poter dialogare con le autorità presenti agli incontri “in occasione della festività di San Michele era quasi un rimprovero, ormai istituzionalizzato, alle autorità presenti e così in molte occasioni della Settimana Santa o alla conclusione della Processione del Cristo Nero.
Torna ancora oggi sulla stampa a segnalare la rassegnazione del popolo nisseno e la inefficienza della gestione pubblica, mettendo sull’avviso in modo chiaro che di questo passo la città di Caltanissetta diventerà una sorta di ospizio. Come non condividere questo grido più volte reiterato da parte di Mons. Russotto?”
Per D’Antona, però, il problema però è sempre lo stesso: la disattenzione delle autorità comunali e regionali e soprattutto il silenzio e definisce “patetica” l’asserzione del Sindaco che manifesta la sua difficoltà a parlare con altri Enti, Regione o Anas, e dice di affiancarsi alla protesta del Vescovo. “Basta solo questo a farci capire come e da chi siamo governati. Enti che non si parlano, che non si confrontano, che si ignorano, sulla pelle dei cittadini che soffrono le inefficienze continue della cosa pubblica. La nostra città muore, e le responsabilità non possono che essere dei nostri amministratori incapaci di capire che l’economia della città andava rivitalizzata dopo la chiusura delle miniere e la contropartita non poteva o doveva essere solo mettere in pensione giovani e meno giovani operatori delle attività minerarie, ma quella di fare confluire risorse che potessero creare una economia alternativa. Per creare alternativa ci vogliono idee e risposte ai cittadini. Soprattutto a quelli che vogliono collaborare. Ed è indispensabile una simbiosi tra le varie istituzioni che non possono certamente ignorarsi ma devono stimolarsi l’un l’altro, con spirito costruttivo e non competitivo o peggio di reciproca delegittimazione. Siamo andati indietro da quando Mons. Russotto, appena insediatosi , lanciò l’allarme. A parte il settore ferroviario che continua ad investire con nuovi mezzi e presto con nuove linee, (positiva l’apertura della stazione ferroviaria all’aeroporto di Catania), e la strada così chiamata “scorrimento veloce” per Agrigento, non mi pare che si sia fatto granché per migliorare le infrastrutture. Mussomeli e Sutera sono ancora raggiungibili con il portafortuna in macchina.
Eppure da quelle parti abbiamo avuto illustri e potenti rappresentanti politici. Per non parlare dello stato comatoso in cui vive Caltanissetta.
La popolazione negli ultimi anni è diminuita in termini esponenziali e non siamo sotto soglia sessantamila abitanti grazie agli immigrati, che additiamo quasi come invasori, ma che ci hanno salvato dal disastro di essere declassati nei finanziamenti regionali. Manca un anno al rinnovo dell’amministrazione comunale che ha segnato ancora una volta una grande delusione per i cittadini che non sanno più a chi rivolgersi. Fallito miseramente il tentativo dell’amministrazione civica, fallisce anche la speranza alla partecipazione paventata dai 5stelle. Altro che partecipazione. Si sono cancellati eventi e attività svolte da tante associazioni che davano prestigio e respiro economico alla città. Per citarne alcune il KalatNissa Festival, e Musical Museo che faceva arrivare in città una miriade di scolaresche da tutte le parti d’Italia. Si è preferito fare altro.
Ma cosa? Ma che fine hanno fatto i progetti di Caltanissetta Città del Torrone, lanciata dalle Pro Loco di Caltanissetta, la richiesta dell’istituzione del Parco Antenna, richiesta da una miriade di Associazioni nissene? E la piscina , quando si riaprirà? Ed il PalaCarelli? Quale il suo futuro? Possiamo ancora sopportare il declino dell’ospedale Sant’Elia? Che fine ha fatto il progetto del Quarto Polo Sanitario previsto a Caltanissetta? E qual è il futuro delle facoltà universitarie? E quando si metterà mano al totale abbandono delle aree archeologiche nissene? L’elenco potrebbe continuare.
Ciò che è importante è però svegliarci dal torpore messo in evidenza il nostro Vescovo, e cominciare a pretendere che ci rendano conto di cosa vorranno fare i futuri amministratori, con progetti chiari e senza le solite promesse da marinai che ci hanno portato solo a perdere pure la speranza. Non bisogna demordere. Bisogna andare alle urne consapevoli della responsabilità che ci assumiamo e cerchiamo di non commettere errori inseguendo chimere o peggio rendiconti personali che stanno portando allo sfacelo la nostra città”.