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Caltanissetta, Alessandra Turrisi: “Parlare con il cuore, il ponte per raggiungere e rispettare l’altro”

Marcella Sardo

Caltanissetta, Alessandra Turrisi: “Parlare con il cuore, il ponte per raggiungere e rispettare l’altro”

Lun, 23/01/2023 - 16:53

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Per Alessandra Turrisi il comunicatore e il giornalista sono come “artigiani” che curano ogni dettaglio con pazienza e amore

 “Parlare con il cuore” è il titolo dell’incontro organizzato dall’Ufficio Cultura e Comunicazioni Sociali della Diocesi di Caltanissetta in collaborazione con UCSI Caltanissetta e Assostampa Caltanissetta nel quale è intervenuta la giornalista e scrittrice Alessandra Turrisi. Un evento che fa parte del calendario degli eventi organizzati in occasione della 57^ giornata mondiale delle comunicazioni sociali.

Una chiacchierata nella quale la relatrice, prendendo spunto dalle parole di Papa Francesco, ha spiegato alla platea presente come poter adottare un corretto approccio comunicativo a prescindere che si tratti di un dialogo tra due persone, un discorso rivolto a un vasto pubblico o un messaggio scritto.

La comunicazione, infatti, spesso – ed erroneamente – si pensa possa essere soltanto un flusso di parole che diffonde una persona per esprimere il proprio punto di vista.

Un presupposto errato che chiunque deve evitare di perseguire, soprattutto se si tratta di professionisti che svolgono come lavoro un’attività di informazione o di comunicazione.

La comunicazione è un campo vasto che accoglie gesti, sguardi, silenzi e parole. Manifestazioni che, però, devono sempre essere orientate a rispettare l’altro, riconoscerlo come individuo e come soggetto con il quale interagire. Un approccio che non deve essere rigido e unidirezionale ma sempre orientato a un confronto di idee, opinioni e possibili visioni plasmabili e modificabili. E senza mai dimenticare di guardare la persona con la quale si interagisce per manifestarle, non solo a parole ma anche con i gesti, il proprio interesse.

Domenica, nella sala “Fiandaca” del Museo Diocesano, dopo essere stata introdotta da Don Alessandro Rovello, direttore dell’ufficio Cultura e Comunicazioni Sociali, la giornalista ha invitato a vedere la comunicazione come “un ponte da attraversare usando misericordia e verità” e mai un muro invalicabile oltre il quale lasciare il proprio interlocutore.

“Un invito rivolto da Papa Francesco quando invita ad ascoltare con l’orecchio del cuore e che noi giornalisti dobbiamo rispettare quando raccontiamo una storia. Nella bibbia più volte leggiamo passi in cui Dio si sofferma a capire cosa desidera l’uomo. Un gesto da sottolineare perché, in quel momento, l’essere umano viene accolto e rispettato come interlocutore. Le persone, invece, proclamano il proprio pensiero e spesso rifiutano di ascoltare, generando aggressività invece che comprensione e condivisione”.

Per la giornalista ed esperta comunicatrice pubblica, non bisogna mai dimenticare che l’ascolto è una dimensione dell’amore e si deve fare attenzione a “come” e “cosa” si ascolta considerando l’atteggiamento come un atto d’amore e cura di prossimità. Prendersi cura “dell’altro” partendo proprio da chi si ha accanto, approcciandosi con un coinvolgimento empatico e stando in sintonia con chi si ha davanti.

“Troppo spesso assistiamo a situazioni nelle quali non si ascolta ma si parla cercando il consenso, l’audience e si procede con un’informazione urlata che punta ridicolizzare l’altro imponendo il proprio punto di vista”.

L’ascolto invece, spiega Alessandra Turrisi, è differente perché spinge a interrogarsi per capire la complessità e le sfaccettature della realtà. “Non è mai tutto nero o bianco. Esistono delle sfumature di colore che vanno prese in considerazione se si vuole raccontare una vera realtà o proporre soluzioni funzionali. E questo si può fare solo se la persona si mette nelle condizioni di accettare la possibilità di cambiare la propria posizione iniziale uscendo da una concezione di monologo e aprendosi alle pluralità di voci e idee che arrivano dall’esterno raffinando l’arte del discernimento e la polifonia di voci”.

L’aggressività del monologo, inoltre, per la giornalista ha una crescita esponenziale nell’ambito digitale quando quelli che potrebbero essere definiti “leoni da tastiera” attaccano con frasi aggressive dimenticando che questo mondo virtuale va “vissuto” entrando con delicatezza e garbo, proprio come si fa dentro un’abitazione, un ufficio, una chiesa o un qualsiasi luogo pubblico.

Un ultimo invito la giornalista lo ha rivolto ai colleghi presenti in aula ricordando che “la comunicazione è un’arte che assume le caratteristiche di un lavoro di artigianato dove, dettaglio dove dettaglio, con le parole va costruita una comunicazione paziente ed efficace”.

Nella foto: la giornalista Alessandra Turrisi con il direttore dell’ufficio Cultura e Comunicazioni sociali della Diocesi di Caltanissetta Don Alessandro Rovello