“Dal primo dicembre a oggi la Guardia costiera e le ong hanno salvato 1300 persone nel Mediterraneo centrale. E’ un grande motivo di orgoglio per il nostro Paese e la riprova che la tragedia umanitaria delle morti in mare va affrontata con ogni mezzo per proteggere la vita delle persone. Purtroppo gli sforzi congiunti del soccorso istituzionale e di quello civile non hanno potuto impedire la morte di almeno 14 persone, tra cui bambini. Questo è motivo di dolore per tutti”.
A dirlo all’Adnkronos è Luca Casarini, capomissione di Mediterranea Saving Humans, dopo le operazioni di soccorso che hanno viste impegnate negli ultimi giorni Guardia costiere e Guardia di finanza a sud est della Sicilia. A Pozzallo, Augusta, Catania e Messina le motovedette italiane hanno sbarcato a partire dal 2 dicembre 788 migranti, tratti in salvo da imbarcazioni sovraccariche e alla deriva. Numeri a cui si aggiungono le 548 persone adesso a bordo delle tre navi umanitarie – Humanity 1 (261), Geo Barents (255 con il piccolo Alì nato stamani) e Louise Michel (33) – tornate nell’area di ricerca e soccorso del Mediterraneo centrale.
Oltre mille, invece, sono approdati a Lampedusa, dove le unità di Capitaneria di porto e Fiamme gialle hanno ripreso a fare la spola dal molo Favaloro. Superstiti, ma non solo perché la più grande delle Pelagie è tornata a fare i conti con nuove vittime e dispersi. “Il presidente del Consiglio Giorgia Meloni dice che ‘non è possibile che siano gli scafisti a decidere chi entra in Europa’ – sottolinea Casarini -. Concordo. Per questo, come recentemente dichiarato anche dalla ministra degli Esteri del governo di Tripoli Najla el Mangoush, ‘motovedette e guardie non sono la soluzione'”. Per il capomissione di Mediterranea Saving Humans, occorre “smetterla di finanziare il sistema illegale dei respingimenti e delle detenzioni nei lager libici e concentrarsi sugli ingressi sicuri e legali”.
“La Libia ha bisogno di ospedali, scuole, infrastrutture per la popolazione civile – dice -. Non possiamo continuare a finanziare le sue mafie travestite da ‘guardia costiera’, che sono direttamente collegate agli scafisti. E come gli scafisti non possono decidere chi entra in Europa, nessun Governo può arrogarsi il diritto di decidere chi può vivere e chi deve morire in mare. Le persone vanno salvate tutte, sono vite umane non numeri”. Nel Mediterraneo centrale è tornata la flotta civile. Dopo il braccio di ferro delle scorse settimane con le navi delle ong in attesa per giorni dell’assegnazione di un porto sicuro, il timore è che quel copione possa ancora una volta ripetersi. “Le donne, gli uomini e i bambini salvati dalla nostra Guardia costiera sono esattamente uguali alle donne, agli uomini e ai bambini salvati dalle navi della flotta civile – conclude Casarini -. Erano nello stesso mare, nelle stesse condizioni di bisogno. Ora mi aspetto che non si facciano assurde discriminazioni tra naufraghi. Che il nostro Paese sia ricordato per chi ha salvato, e non per chi ha fatto morire o soffrire”.