Caritas e Cei difendono il reddito di cittadinanza, confermando – dati Istat alla mano – la “validità dello strumento che ha supportato numerose persone che si rivolgono ai servizi Caritas” e si dicono pronti ad un dialogo costruttivo con tutte le forze in campo per migliorarlo.
Si tratta, scrivono, di “creare uno spazio comune e partecipato di confronto e dialogo per migliorare e adeguare lo strumento del Reddito di Cittadinanza. Il futuro va costruito a partire dal presente, mettendo a frutto le lezioni del passato, per andare oltre le criticità attuali”. Caritas Italiana e Ufficio nazionale per i problemi sociali e lavoro della CEI offrono il loro contributo “per la costruzione e l’elaborazione di proposte finalizzate a migliorare la condizione di milioni di persone in povertà.
Sostenere le famiglie e le persone in difficoltà economica deve essere una indiscutibile priorità per chiunque abbia a cuore il benessere del nostro Paese, soprattutto in un momento di crisi energetica e di galoppante inflazione”. “Secondo l’Istat – ricordano – tale misura ha rappresentato per molte famiglie un aiuto concreto e in alcuni casi fondamentale, soprattutto nei mesi della pandemia, proteggendo dalla caduta in povertà un milione di persone (circa 450.000 nuclei). I nostri monitoraggi confermano la validità dello strumento che ha supportato numerose persone che si rivolgono ai servizi Caritas e che in alcuni casi sono riuscite a sganciarsi dal circuito dell’assistenza. Molti sono stati i passi avanti fatti negli ultimi anni, ma non deve calare l’attenzione sulla povertà che richiede oggi più che mai di essere affrontata con lucide analisi e interventi adeguati. Rispetto alle previsioni contenute nella legge di bilancio 2023, che individuano alcune azioni transitorie per il 2023 e posticipano al 2024 la riforma complessiva del Reddito di Cittadinanza”.
Caritas e Ufficio nazionale per i problemi sociali e lavoro della CEI ricordano che “potrebbe ripercuotersi negativamente sulle persone molto fragili la scelta di ridurre da 12 a 8 mesi il contributo per i beneficiari considerati “occupabili”‘. “Tra di loro, infatti, ci sono coloro che non vivono in famiglie con minori, con persone con disabilità e con over 60enni, single, anche in situazioni di grave difficoltà e che, in base a questo criterio di occupabilità, potranno essere incanalate in percorsi di inserimento lavorativo, pur non essendo in grado di farlo. Sarà, dunque, necessario nei prossimi mesi monitorare l’intervento transitorio per far sì che la riforma del 2024 eviti e superi errori e criticità di questa fase”.
Caritas Italiana e Ufficio nazionale per i problemi sociali e lavoro della CEI si propongono come interlocutori “per avviare un percorso condiviso con tutti gli attori in campo. La sfida è formulare proposte ponderate e solidamente ancorate all’esperienza di questi anni, oltre che comprensive del punto di vista degli operatori del settore e di quello dei beneficiari”. (Adnkronos)