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Italia, il Vescovo sospende le messe in latino. La protesta dei parrocchiani: “È una persecuzione”

Redazione 2

Italia, il Vescovo sospende le messe in latino. La protesta dei parrocchiani: “È una persecuzione”

Lun, 14/11/2022 - 11:30

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Dopo lo stop alle messe in latino in due chiese ossolane (la parrocchiale di Vocogno e la cappella dell’ospedale San Biagio a Domodossola) deciso dal vescovo di Novara monsignor Franco Giulio Brambilla, scatta la protesta dei fedeli, che parlano di “persecuzione” e annunciano la volonta’ di “difendere la nostra fede e i nostri parroci”.

Il provvedimento contestato, pubblicato nei giorni scorsi dalla curia diocesana, prevede in sintesi la sospensione delle celebrazioni nelle attuali sedi e il trasferimento della messa in latino al santuario di Re, ultimo paese della Valle Vigezzo prima del confine con la Svizzera. 

Il vescovo ha precisato anche che concedera’ la facolta’ di celebrare in latino solo a quei presbiteri che “riconoscano esplicitamente la validita’, legittimita’ e fecondita’ del rito celebrato con il Missale Romanum, Editio Typica Tertia del 2002, e si impegnino a prendersi cura affinche’ i fedeli partecipino al rito celebrato secondo il Missale Romanum (1962) non con uno spirito alternativo alla forma attuale della Messa romana”. “Ci troviamo quindi – scrivono in una nota i fedeli ‘tradizionalisti’ di Vocogno – a combattere per il diritto di pregare, insieme ai fedeli che frequentano la Cappella dell’Ospedale San Biagio e di vedere i nostri parroci Don Alberto e Don Stefano “puniti” per aver scelto la messa che e’ stata di tutti i nostri Santi”.

“Quello che piu’ fa riflettere – proseguono – e’ che in una diocesi dove si e’ appena inaugurato il tempio buddista piu’ grande d’Europa,la risposta di chi dovrebbe difendere Dio, Gesu’ e i sempre meno numerosi cattolici nella lotta per la fede,e’ quella di chiudere due chiese in cui si dice messa tutti i giorni, in cui la devozione e’ forte,soprattutto perche’ non viene mai a mancare l’accesso ai sacramenti di vitale importanza per la nostra salvezza”.

“Abbiamo gia’ difeso una volta la nostra Fede e i nostri parroci (il riferimento e’ allo sciopero delle messe attuato nel 2007 contro il primo provvedimento restrittivo attuato dall’allora vescovo Corti, ndr) e non esiteremo – concludono – a farlo di nuovo. L’amarezza piu’ grande e’ che dobbiamo farlo contro chi dovrebbe guidarci”

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