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Caltanissetta, il Lions Club al Mottura presenta il progetto “Stop agli abusi, stop al silenzio”

Redazione 2

Caltanissetta, il Lions Club al Mottura presenta il progetto “Stop agli abusi, stop al silenzio”

Gio, 24/11/2022 - 15:51

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Stop alla violenza e agli abusi sulle donne iniziando da una corretta interpretazione della cultura veicolata dalla società contemporanea.

Un messaggio che il Lions Club di Caltanissetta, presieduto in quest’anno sociale da Salvatore Pilato, in linea con le direttive del Comitato distrettuale 108 Yb Sicilia “Prevenzione della violenza di genere”, ha scelto di portare nelle scuole del territorio nisseno coinvolgendo la psicologa Ivana Bellomo.

“Amare sé stessi e rispettare gli altri” è un tema molto importante per l’istituto Sebastiano Mottura di Caltanissetta e per la dirigente Laura Zurli che, con lungimiranza, ha accolto il progetto invitando il Club Service nella scuola e tra i suoi studenti.

L’iniziativa si propone di diffondere la cultura del rispetto e della dignità della persona attraverso un’attività di sensibilizzazione mirata nei confronti dei giovani divulgando un opuscolo che contiene tavole grafiche a fumetti in cui ogni protagonista racconta una storia diversa di violenza.

“Il progetto del Lions Club è lodevole – ha commentato Grazia Augello, presente all’incontro nella duplice veste di referente alla legalità per l’istituto Mottura e delegata Lions Club Caltanissetta per il progetto di sensibilizzazione contro la violenza di genere -. I messaggi veicolati sono stati studiati in ogni aspetto, da quello psicologico a quello comunicativo, sono di grande importanza verso chi li legge, sia se si tratta di una potenziale vittima sia se si tratta di qualcuno che ha assistito ad una violenza e vuole aiutare la vittima sia per chi intende, semplicemente, rendere un servizio alla società nel diffondere la cultura del rispetto dell’altro e dell’inviolabilità della persona umana. I nostri studenti hanno bisogno di comprendere con chiarezza ciò che è accettato socialmente e culturalmente e cosa, invece, deve essere condannato pubblicamente e rigettato”.

La psicologa ha portato come esempi testi di canzoni, immagini e testimonianze reali di anonimi maltrattanti e maltrattati che ha conosciuto nel suo percorso professionale.

“Partendo dagli strumenti realizzati dal Lions Club per riconoscere e contrastare la violenza di genere abbiamo allargato la discussione arrivando a contestualizzare gli eventi di violenza vicini ai ragazzi – ha commentato Ivana Bellomo -. Ho focalizzato la discussione sui linguaggi usati dai maltrattanti e citato testi di canzoni rap e trap in voga tra i giovani dove, però, l’immagine della donna è assolutamente sessista e negativa. Queste immagini stereotipate non devono essere sottovalutate poiché l’arte rispecchia la realtà. Cantandole, inconsciamente, i giovani le stanno accettando, metabolizzando finendo per non condannarle o peggio metterle in pratica”.

Può capitare che in quelle che vengono definite “forme d’arte”, l’immagine della donna viene “sporcata” perché riempita di significati diversi da quelli tipicamente indicati o voluti. Tale espressione, che offende la sensibilità di un individuo, non deve essere legittimata ma, al contrario, condannata. Il fumetto realizzato e distribuito a scuola entra con una sana forma d’arte e, usando n linguaggio consono ai giovani d’oggi, li allerta su pericoli e rischi che possono subirne, compiere o vedere sugli altri. Comportamenti da condannare e sui quali hanno il dovere morale di agire.

Una reazione che gli studenti hanno confessato non essere così facile poiché ha alla base lo scardinamento di un pregiudizio molto radicato nella società. Iniziare a “non giudicare” l’altro e includere il pensiero altrui diventa per i giovani la base di partenza che dovrebbe precedere quella di una corretta comunicazione con l’interessato/a.

La psicologa ha accolto con apprezzamento i commenti dei giovani spiegando che dissuadere l’altro da un comportamento errato non è semplice poiché, spesso, alla base della violenza ci sono sentimenti intensi quali l’orgoglio, la ferita di un’offesa ma che questo non deve scoraggiare e che ciascuno ha il dovere di provare ad aiutare l’altro.

“Le attività mirate a promuovere la parità di genere nelle scuole italiane risalgono al 1987 ma rimane ancora oggi una problematica da affrontare con delicatezza e fermezza. Mi complimento con i giovani per la maturità con la quale hanno accolto il progetto e il modo in cui hanno dialogato con i relatori – ha concluso la dirigente scolastica Laura Zurli -. Con le domande che hanno rivolto alla psicologa e le considerazioni sulle tematiche hanno manifestato una grande attenzione al problema. Hanno parlato liberamente e animatamente senza necessariamente cercare un consenso univoco ma uno spunto critico attraverso il quale riflettere e costruire un modo di vivere. È fondamentale comprendere il rispetto di genere, approccio che va assimilato sia dagli uomini sia dalle donne mostrando i primi il rispetto e per le seconde la solidarietà”.

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