SAN CATALDO. Riceviamo e pubblichiamo nota del dott. Francesco Scarantino a proposito della Fiera di Ottobre che si svolge a San Cataldo. “Non è la prima volta che l’Associazione dice la sua sulle tradizioni che corrono il pericolo di perdere l’anima e di essere ad un passo dalla fine. Mi riferisco alla cosiddetta “Fera Ranni” legata ai festeggiamenti del Santissimo Crocifisso, compatrono della Città di San Cataldo. Insieme alla Settimana Santa rappresentano le ultime e uniche tradizioni ancora in vita della nostra comunità.
Quando, a casa, dobbiamo festeggiare una persona importante, mamma o papà, nonno o nonna, dopo avere invitato parenti e amici ci preoccupiamo di organizzare la festa nella stanza più importante, quale può essere il salone o il salotto. Ebbene, i nostri avi hanno pensato bene di celebrare questo evento importante, la Fiera di ottobre, nel centro storico o nel salotto della Città, un tempo via Garibaldi, piazza San Giuseppe, via Roma e piazza Madrice, in seguito corso Vittorio Emanuele e corso Sicilia.
E si badi bene che, a tutt’oggi, in tutta Italia le Fiere
importanti, e non solo, anche i mercati, si realizzano nei centri storici. Si
pensi che a San Gimignano (Siena), città patrimonio UNESCO, dove ogni giorno
arrivano migliaia e migliaia di visitatori, il mercatino settimanale, e si
ribadisce settimanale, viene fatto nel centro storico tra le famose tredici
Torri medievali.
A Bressanone, cittadina dell’Alto Adige con più di 20.000 abitanti, ogni due anni viene organizzata la Festa del Centro storico con la presenza di oltre 10.000 visitatori. Orvieto, Bassano del Grappa, Castiglione sul Lago, e tante altre. Cittadine con centri storici di grande rilievo. La nostra Fiera è un momento di incontro, di socializzazione, di aggregazione; trasferirla in periferia la snatura e non è più la festa della Città, è semplicemente una copia, forse più bella, del mercatino settimanale.
È una esperienza fallimentare già fatta negli anni passati. Sicuramente ci sono, come sempre, problemi che devono essere risolti da chi ci amministra. È il loro lavoro. Le tradizioni si sviluppano nel corso dei secoli, tramandate di padre in figlio, proprio come il cognome. Sono valori culturali depositati saldamente nella mente e nel cuore dei popoli, sono le nostre radici, siamo noi, il nostro sangue, la nostra cultura, la nostra identità, il nostro mondo.
Dobbiamo amare il nostro passato ma non portarlo come un peso nel futuro. Certamente la nostra Fiera ha bisogno di rinnovamento, di nuove idee che sicuramente non mancano all’intelligenza e all’estro dei sancataldesi, tuttavia, così com’è, dalle Comunità vicine è considerata la più bella, e non perché ci sono più bancarelle, ma per la sua posizione lungo il corso alberato della città.
Non si riqualifica trasferendo l’evento in periferia, anzi si squalifica e muore. Il famoso compositore Ígor Stravinskij scriveva: “Una vera tradizione non è la testimonianza di un passato concluso, ma una forza viva che anima e informa di sé il presente”.
Dott. Francesco Scarantino