Indietro di 60 minuti. Come da tradizione in questo periodo dell’anno arriva il momento di spostare le lancette dell’orologio per il passaggio dall’ora legale a quella solare. Il cambio avverrà tra sabato 29 e domenica 30 ottobre, esattamente alle 3:00 in punto della notte, che diventeranno le 2:00. La nuova modalità resterà in vigore per i prossimi cinque mesi.
I benefici dell’ora solare
Spostare le lancette indietro di un’ora ha chiaramente i suoi vantaggi. Nell’immediato si avranno a disposizione 60 minuti di sonno in più.
Ma soprattutto, visto il progressivo accorciamento delle giornate caratteristico della stagione autunnale e invernale, il nuovo assetto dell’orologio consentirà di guadagnare un’ora di luce al mattino.
La modalità solare è quella “naturale” definita dal proprio fuso orario di riferimento. L’ora legale al contrario è quella stabilita durante la primavera e l’estate per sfruttare l’abbondanza di luce che accompagna l’aumento delle temperature e risparmiare sul consumo energetico.
La storia italiana del cambio dell’ora
Il cambio dell’ora è stato introdotto in Italia per la prima volta nel 1916 in seguito a un decreto legislativo, che è rimasto in vigore per i quattro anni successivi.
L’alternanza tra la modalità solare e quella legale si è poi ripetuta in maniera discontinua nel corso della Seconda Guerra Mondiale, per poi essere messa da parte nel 1948.
Negli anni Sessanta, precisamente nel 1965, il sistema del cambio di orario è divenuto legge. L’alternanza tra prassi solare e legale, sfruttando la scansione annuale della luce naturale, ha un impatto importante sui consumi della popolazione.
Addio al cambio di orario? La situazione
Il tema relativo al cambio di orario è da tempo al centro di un dibattito tra i Paesi europei. L’obiettivo sarebbe quello di lasciare a ciascuno la possibilità di decidere se adottare in modo permanente l’ora solare o legale.
Mentre agli Stati del Nord in termini di risparmio energetico converrebbe mantenere l’ora solare, quelli del Centro e del Sud Europa sarebbero favoriti maggiormente da quella legale.
Nonostante il Parlamento Europeo nel 2018 abbia dato un parere favorevole alla libera scelta, fissando il 2021 come anno spartiacque, il quadro della situazione è in realtà rimasto invariato. Ad oggi l’Italia, a differenza della Francia, sarebbe più propensa a lasciare le cose come stanno.