CALTANISSETTA. Il pittore Antonio Chiarello è venuto a mancare diversi giorni fa a causa di una grave e fulminante malattia a Torino. Una notizia che ha addolorato non poco quanti lo hanno conosciuto ed apprezzato. E’ stato un artista la cui esistenza è caratterizzata dalla totale sovrapponibilità con la pittura, il cui genere è complicato definire spaziando essa fra mille suggestioni e periodi diversi.
Vita e professione, nel suo caso, sono inscindibili, visceralmente intrecciate e senza i confini che di solito le separano. Essendo la pittura la sua unica professione e fonte di reddito e non avendo alcun talento per la promozione, ha fatto della quantità e della instancabile produzione il suo “business” destinato prevalentemente a commercianti e galleristi interessati a sfruttare il suo immenso talento tecnico per comprare “merce” e rivendere “arte”.
Nonostante tutto Antonio Chiarello ha alcuni soggetti di carattere sacro in alcune chiese nissene, e recentemente le sue opere, per lo più satiriche, sono esposte a Villa Adriana a Palermo. Nessuno sa (nemmeno lui) quanti quadri ha realizzato in 50 anni, possiamo dire genericamente migliaia, di diverso genere, sparsi chissà dove e persino con altre firme.
A prescindere dal valore artistico, un uomo semplice, senza alcuna vanità (che forse gli sarebbe stata utile) la cui eredità migliore consiste nell’avere trasmesso il suo talento alla adorata figlia Silvia anch’essa pittrice che rappresenta la continuità della sua opera.