Sabato 8 Ottobre alle ore 18, presso il Palazzo Moncada, Via Largo Barile, si è inaugurata una mostra dedicata ad Atanasio Giuseppe Elia dal titolo “Sogno di un viaggio”. Viene esposta una nutrita selezione di opere dal 2010 al 2022. Molte sono le opere inedite per un excursus che ripercorre decenni dell’arte di Elia a partire dalla fine del 2009.
L’evento è promosso e patrocinato dal Comune di Caltanissetta, a cura di Andrea Guastella e Diego Gulizia. L’esposizione, curata con la collaborazione di Atanasio Giuseppe Elia e Attilio Scimone, ripercorre tutta la sua variegata vena artistica, con testi di Luigi Bontà, Marta Galofaro, Andrea Guastella e Diego Gulizia. E’ un privilegio per la nostra Amministrazione accogliere la mostra personale di Atanasio Giuseppe Elia con la curatela di Andrea Guastella e Diego Gulizia nelle prestigiose sale espositive di Palazzo Moncada. La profonda perizia nella scelta delle cromie, le luci pensate con rigore scientifico, i chiaroscuri, le ombre e le figure che si stagliano nel silenzio . esprimono la grande sensibilità e la ricchezza di sentimenti dell’artista che mostra la sua pietas per il genere umano e la Natura.
Il Sindaco Arch. Roberto Gambino – L’Assessore alla Cultura Prof.ssa Marcella
Natale. Dopo il saluto dell’Assessore alla cultura Marcella Natale, della
Dirigente scolastico Agata Rita Galfano e Irene Cinzia Maria Collerone, sono
intervenuti: Luigi Bontà, Marta Galofaro e Diego Gulizia. Il Dialogo tra Arte, Musica e Danza a cura
degli studenti e delle studentesse del Liceo Coreutico “ R.Settimo” e del
Musicale “Manzoni – Juvara”, sotto la guida dei loro docenti hanno animato la
serata con una per’ formans di alto livello, tra grazia e bellezza. Alcune riflessioni di Luigi Bontà, Marta
Galofaro, Andrea Guastella e Diego Gulizia riportate in apertura di
catalogo. Anabasis, un viaggio nella
profondità dell’animo
Luigi Bontà: Penso che possa racchiudersi in questo concetto il percorso artistico e anche umano del pittore Atanasio Giuseppe Elia che, da diversi lustri, traccia e materializza il suo pensiero con il pennello impastato nel colore. Un viaggio iniziato nella sua bianca Comiso, terra di artisti e di scrittori, dove si è formato all’ombra dell’Istituto d’arte locale che non a caso si pregia di portare il nome di Salvatore Fiume. Un viaggio per cercare l’assoluto raccontando la nudità dell’uomo contemporaneo attraverso un processo estetico non fine a se stesso, di certo, ma proiettato a rendere visibile l’invisibile, concepito come un processo di trasformazione esistenziale, sublimato da una tensione cordicolare e da una narrazione cromatica densa e pregna di sacralità.
Il viaggio dell’artista è continuato a San Cataldo dove ha messo radici ed ha contribuito alla crescita sociale e culturale del nisseno prima come docente e preside dell’istituto statale d’arte Juvara e poi – con passione civile – ha abbracciato l’associazionismo, impegnandosi in ruoli dirigenziali della Fratres di San Cataldo e del Centro Europeo culturale “Salvatore Scifo,” di cui ne mantiene ancora la presidenza. […]
Il segno del viaggio – Marta Galofaro:
Osservando le opere di Giuseppe Atanasio Elia mi è tornata alla mente una celebre frase di Fernando Pessoa: “La vita è ciò che facciamo di essa. I viaggi sono i viaggiatori. Ciò che vediamo non è ciò che vediamo, ma ciò che siamo”. Novello Odisseo, Elia, ci invita ad oltrepassare le porte e a metterci in cammino per un viaggio onirico, un pellegrinaggio verso la conoscenza di sé e del mondo. Nell’itinerario che affronteremo scopriremo che il reale si fonde con il fantastico, l’inconsueto ha il sapore della magia. Come Odisseo, lontani dal nostro porto sicuro, affronteremo un viaggio di formazione e crescita che ci permetterà di riapprodare alla nostra Itaca, che non per forza deve coincidere con quella dell’autore.
Porta itineris dicitur longissima esse. Non a caso la porta nelle tele del Maestro è un soggetto ricorrente. “La porta del viaggio” è una porta scardinata, svelta dalla parete e posta al margine a significare che chi ha deciso di aprirla lo ha fatto come se, dopo essere stato prigioniero per lungo tempo, sentisse l’esigenza, di scappare per scoprire una realtà celata e che ora fa paura.[…]
Come in uno specchio – Andrea Guastella
Questa mostra vuole riassumere gli ultimi dieci anni di Atanasio Giuseppe Elia; anni in cui i suoi dipinti si sono sviluppati in assoluta coerenza: quasi fotogrammi di un’unica pellicola, fermo immagine di un film che scorre in un immenso salone, in un non luogo, facendo balenare frammenti di mondi irriducibili e lontani. La pittura di Pippo nasce infatti da un’ombra che è soprattutto distanziamento e sottrazione: realizzati a partire da oggetti o figure svincolati dal loro contesto originario, i suoi quadri sono come deprivati di materia e di colore; paiono congelati, sbiaditi. Le sue figure umane, quando compaiono, sembrano statue, foto di sconosciuti o manichini. Neppure le finestre e i corridoi che si aprono qua e là invitano alla fuga; non rivelano varchi ma ostacoli in un viaggio che non conduce in nessun dove. In questo “teatro del silenzio” – così Walter Wells ebbe a definire la pittura di Hopper, maestro quanto altri mai prossimo e sodale – l’autore è come il minotauro di Dürrenmatt: un individuo che, in un labirinto di specchi, rimane sempre solo, ai confini della gioia e del dolore; cosa accadrebbe se, nel tentativo di stabilire un contatto con l’Altro, distruggesse il suo riflesso, la parete dipinta che lui stesso ha creato e lo ha reso prigioniero? […]
Silenzi e voci Diego Gulizia
[…] Leggere le orchestrazioni cromatiche di Elia, scritte su pentagrammi visivi ove i silenzi superano le voci, trascina, invece, l’animo verso una dimensione esistenziale assorta, assorbita dal sovrapporsi di rimandi ad un vissuto collettivo pregno di senso-emozioni che hanno attanagliato l’intera umanità. Qui, Elia, non è solo testimone dei suoi eventi, delle sue solitudini, delle sue sensazioni di impotenza. Attraverso le sue riflessioni visive l’Autore diventa il rappresentante dell’intera collettività, di quella cultura del vivere sociale che attribuisce all’isolamento la negazione dell’esistenza, alla segregazione domestica la sconfitta della cultura della solidarietà.
Sebbene la cesura dei rapporti sociali tende a ricacciare ciascuno di noi nel più profondo solipsismo, all’interno del quale ciò che si percepisce appartiene ad un mondo fenomenico oggettivo che acquista consistenza ideale solo nel proprio pensiero e la realtà oggettiva diventa la rappresentazione della propria coscienza individuale, l’Artista rifugge da tale stato e la pittura, praticata ogni giorno, nella maniera più tradizionale, con pennelli e colori davanti al cavalletto, lo aiutano a rimanere ancorato a quel mondo fenomenico pregno di affetti, sensazioni, sentimenti, percezioni, impressioni, sentori, che, avendo la propria origine nei sensi, attribuisce alla realtà solidità, corporeità, fisicità, oggettività materiale.[…]
La mostra sarà fruibile da Martedì a Sabato dalle 10:00 alle 13:00 e dalle 17:00 alle 20:00. Domenica e Lunedì chiuso.