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A “Indaru” eravamo troppo lontani… (del prof.Salvatore Vaccaro)

Carmelo Barba

A “Indaru” eravamo troppo lontani… (del prof.Salvatore Vaccaro)

Ven, 14/10/2022 - 10:32

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Tre mila anni fa, doveva essere quel nostro “Indaru”, o anche “Indaro”, dopo tanti secoli, poi diventarono quello di “Indaruminicu”. E quasi tutti non lo conoscono più e non sanno nemmeno di cosa si tratta. Ma “Indaru”, questo lontanissimo preistorico e dei sicani, è esistito, qui laggiù, oltre 800 metri, e, sotto il “Monte Raffe o Raffi, vedete tantissime grotte in quella piccola montagna che sta sulla punta, quasi accanto al fiume Salito, ed è qualcosa di straordinario. Lo “Indaru” antichissima sicana è un sito archeologico, misterioso e incantevole, purtroppo, ormai, è completamente abbandonato! Ma guardiamolo, però! E questa altura, più che bianca sembra quasi rossa nella luce del sole, e le tombe sulla roccia sono, particolarmente, in quelle grotte di quei origini sicani che stavano sul fiume e controllavano gli ambienti nella rupe, come quel mitico e imprendibile “Camico” del re Kokalos, ospitato da Dedalo e, anche, dal re Minosse di Creta, dove, poi, lo fecero uccidere. Saranno il Falaride, tiranno di Agrigento, nel VI secolo a.C., o i cartaginesi, nel IV a.C., a distruggere la fortezza di Camico e, probabilmente, della nostra “Indaru”, giù di Raffe, e la stessa “Onface” del Polizzello? Non lo sappiamo, ma comunque, tutto è finito, circa, di quattrocento anni a.C.. “Indaru” sicana aveva iniziato almeno duemila anni avanti Cristo, molto prima dei greci e poi dei romani, spezzati via, come quelli di Camico, per non dire dispersi definitivamente lontani, o forse salendoli in alto in alto sul Raffe, che, come sappiamo, sarebbero andati ancora al nord dove ci sarebbero stati altri bizantini, dopo gli arabi e infine i normanni, nella fine del mille d.C., che nasceranno quel nostro nome di “Menzil-al-Amir”. In quei secoli, intanto, da “Indaru”, allargandosi, infine , nel “Indaruminicu”, si perde nel nostro tempo di quel tempo… Invece, accanto verso ovest, in direzione di Bompensiere, a circa mille metri da “Indaruminicu”, e tra quello del Torrente Fiumicello in cui si collega il Fiume del Salito, c’è una roccia che assomiglia a un “leone” scolpito come nel cuore della sapienza di Dio? Non lo sappiamo. Ma su quella rupe, tanti secoli fa, ci fu una chiesetta di San Giuliano. Ed è rimasto solo il nome. Quella chiesetta sarà stata distrutta o tolta circa mille anni fa, forse quando arrivarono quegli arabi fino al 1100. E non sapremo se la chiesetta fosse sopra in alto della roccia o dietro nella zona in basso. Non si sa come sia uscito, o solo arrivato quello del “leone” della piccola cresta, per non dire che era diventato il nome del “Pizzo di San Giuliano”. Anche a Caltanissetta, c’è pure un Monte di San Giuliano ma, su quel monte in alto, dopo fu costruito più di cento anni fa, c’è stato, invece, quel bellissimo monumento del Santuario di Gesù Redentore. Non sappiamo, nemmeno, di quale San Giuliano era primo del Vescovo, terzo secolo d.C., o un altro del Martire, del secondo d.C.. Una certezza non c’è e non l’avremo mai. Sicuro, il primo, nel mese di luglio, è il Santo, molto importante che si festeggia in Le Mans (Francia) e anche nel nostro Patrono, qui vicino, a Pollina in provincia di Palermo. L’altro, quello del San Giuliano Martire, è festeggiato, invece, nel mese di ottobre, in Sora della Dalmazia ed in particolare nel paese di Giugliano della Campania. A quasi un chilometro dal Pizzo San Giuliano, verso sud, al di là del fiume Salito, c’è un dirupo, quasi in alto, c’è un nome stranissimo del “Cozzo del Serpente”! E chi fu quel nome di un rettile? O fu il nome di un diavolo che volesse allontanarsi dal nostro “Santo”? Chissà! Ormai nessuno più lo conosce. Esiste solo un pezzo lontano di quella “Carta geografica” di tanti anni fa e sono rimasti solo piccoli nomi di quel tempo. Altri, ormai, dimenticati o perduti, e, forse, non lo sapremo mai….(Salvatore Vaccaro)