Era agli arresti domiciliari ma continuava a commettere reati. Arrestato a Milano un pregiudicato che con uno stratagemma singolare e pericoloso truffava ignari automobilisti. L’uomo si metteva sul ciglio della strada rimanendo in attesa di un’auto, nei pressi delle strisce pedonali, e al sopraggiungere di un’autovettura a velocità moderata, gli si buttava addosso facendosi investire.
Da qui lo spavento del conducente che, a seguito dell’incidente, si fermava per sincerarsi delle condizioni dell’investito. Ottenuto il contatto con la vittima, convinta di essere autrice di un investimento pedonale, iniziava il tentativo di truffa dell’uomo. Questi proponeva subito una conciliazione chiedendo soldi per evitare di proseguire per le vie legali.
Tra i diversi episodi segnalati, tre quelli che gli vengono attribuiti, tra fine luglio e agosto, sempre in zona Certosa. Il 26 luglio, in via Mac Mahon, il tentativo di truffa è degenerato in una rapina. Il truffatore ha chiesto 150 euro per il danno al telefono cellulare. La vittima, in questo caso, anziché pagare, ha offerto all’uomo un nuovo cellulare da acquistare in un negozio. la Proposta ha fatto infuriare il truffatore il quale, con violenza e minacce, ha costretto la vittima a prelevare danaro da un bancomat. Il 16 agosto, in viale Certosa, a seguito dell’investimento simulato, l’uomo ha chiesto 100 euro come somma di risarcimento per la rottura degli occhiali.
In questa occasione il truffatore ha fornito addirittura il documento alla vittima che ne ha preso gli estremi facendo una foto. Il criminale è riuscito così a convincere il conducente, il quale, non avendo contanti, si è recato al bancomat a prelevare. È in quel momento che è passata una volante della Polizia che l’ignara vittima pensa di fermare per condividere con gli agenti quanto accaduto. Il pregiudicato alla vista della pattuglia è fuggito ma verrà successivamente identificato.
Episodio analogo il 25 agosto, in viale Certosa – Piazzale Accursio, dove il malvivente è stato visto tentare invano la truffa nei confronti di tre persone, in un orario in cui avrebbe dovuto svolgere attività lavorativa. Anche in questo caso è stata utile la segnalazione per l’identificazione. Tutti questi episodi hanno indotto l’Autorità Giudiziaria ad emettere la custodia cautelare in carcere in sostituzione dei domiciliari.