Scuola

Sicilia, Studenti Medi: “Non si può morire durante uno stage. I PCTO non funzionano”

“Non è scuola, non è lavoro. È successo di nuovo, a 18 anni non si può morire per uno stage”. Questa è la considerazione arrivata dall Rete degli studenti medi della Sicilia. Venerdì, nel veneto, uno studente di 18 anni, Giuliano de Seta, è morto durante uno stage in una ditta specializzata nella lavorazione del metallo.

Dopo la morte di Lorenzo Parelli e Giuseppe Lenoci le piazze di tutta Italia, da Udine fino a Palermo, sono state riempite da studenti e studentesse per contestare un modello di scuola asservito alle aziende e alle logiche di mercato. “Il PCTO – hanno sottolineato -, così come riformato dalla Buona Scuola di Renzi, non è altro che una manodopera gratuita per le aziende, che inserisce i giovani studenti in un mondo lavorativo poco sicuro il quale registra, solo nel 2022, una media di 77 morti sul lavoro ogni 30 giorni.

Ve l’avevamo detto già 7 anni fa: i PCTO non funzionano. È necessario aprire un tavolo di discussione tra Ministero dell’Istruzione e del lavoro per superare questa modalità di formazione che, come detto prima, molto spesso si trasforma in sfruttamento e manodopera gratuita, partendo proprio dalle condizioni di sicurezza, tanto a scuola che nel mondo del lavoro, per evitare che altri nostri coetanei perdano la vita per una società e un sistema scolastico che mirano esclusivamente all’economia del profitto. – dichiara Francesco Gitto, Coordinatore Regionale della Rete degli Studenti Medi Sicilia – Noi non contestiamo il rapporto tra la scuola e il mondo del lavoro in sé per sé, che è fondamentale così come l’apertura al territorio.

Il PCTO, infatti, dovrebbe essere un modo per sviluppare delle competenze che non si possono ricevere dalla semplice didattica frontale. Mettere al centro lo studente e i suoi bisogni: questo sì che sarebbe un cambio di rotta.” Come Rete degli Studenti Medi varie sono state le nostre richieste di incontro con le istituzioni, ma da parte loro nessuna presa di coscienza e risposta concreta al problema.

Un’alternativa a questo sistema c’è, ma dovete ascoltarci – hanno concluso gli studenti -. È necessario mettere al centro di ogni discussione la sicurezza sul lavoro, potenziare le ore laboratoriali, facendoli diventare centrali nella formazione degli studenti e delle studentesse, dedicare ⅓ del tirocinio alla formazione sui diritti del lavoro ai contratti e alla sicurezza e istituire l’Osservatorio sulla sicurezza dei tirocini scolastici, insieme al Ministero del lavoro, dell’istruzione e i sindacati, al fine di monitorare e raccogliere dati sui tirocini nel nostro Paese”.

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