Con gli ultimi sondaggi ‘autorizzati’ contrastanti fra loro e in ‘disaccordo’ con le immagini e le foto, che raccontavano, invece, di piazze piene in varie città e paesi della Sicilia, e con la possibilità del voto disgiunto, è quanto mai incerto, in Sicilia, l’esito della corsa fra i sei pretendenti alla poltrona che fu di Nello Musumeci. Un risultato a sorpresa, insomma, potrebbe essere in agguato. “Raggiungeremo il 41% più Iva” dei voti, ripete dall’inizio della sua campagna elettorale lo ‘scatenato’ Cateno De Luca, leader di ‘Sicilia vera’, che corre per la guida di Palazzo d’Orleans con nove liste locali a sostegno del suo progetto “De Luca sindaco di Sicilia”.
Lui spera pure di riuscire a costituire un gruppo “Sicilia” alla Camera e al Senato, sfondando con la lista “De Luca sindaco d’Italia”, il tetto del 20% dei voti su base regionale, per partecipare alla assegnazione dei seggi al proporzionale. De Luca è una vera e propria incognita, una ‘mina vagante’, per i sondaggisti. E con il passare dei giorni è diventato pure lo ‘spauracchio’ delle coalizioni ‘tradizionali’ che si sono già imbattute in lui a giugno scorso quando, a dispetto dei sondaggi e delle presenze dei big, è riuscito a fare eleggere sindaco a Messina, al primo turno, il candidato che aveva indicato dopo essersi dimesso. Ha iniziato la campagna elettorale a fine luglio percorrendo a piedi i 400 chilometri che separano Fiumedinisi, in provincia di Messina, da Palermo.
Durante la festante marcia su Palermo ha proclamato uno dopo l’altro, i suoi “dieci comandamenti”, i suoi dieci punti programmatici “per liberare la Sicilia dalla Banda bassotti”. Complessivamente è stato presente in oltre 320 dei 391 comuni della Sicilia – isole di Pantelleria, Favignana e Lampedusa, comprese – per chiedere ai siciliani che lo hanno atteso nelle piazze anche a tarda sera, il voto. L’instancabile De Luca vuole ottenere la maggioranza all’Assemblea Regionale Siciliana, anche grazie “all’Iva”: un “partito parallelo” formato dai politici scontenti, delusi e arrabbiati soprattutto con il centrodestra e con il centrosinistra (ma ha chiesto il sostegno pure agli elettori M5S) già impegnati, a suo dire, in un massiccio voto disgiunto in suo favore: “bisognerà vedere se l’Iva è al 4 o al 22%”.
Ha chiuso la campagna elettorale a Palermo, a Piazza Castelnuovo e attenderà l’esito del voto nella sua Fiumedinisi. “L’aria della vittoria si tocca con mano. Già si parla di nuova composizione della giunta?”. Con cinque liste in suo appoggio (Forza Italia, Fratelli d’Italia, Prima l’Italia-Lega, Popolari e autonomisti e Dc), l’ex Presidente del Senato, Renato Schifani, è sicuro di vincere e non teme il voto disgiunto, “perchè non avverto questa tendenza”.
Lui punta a proseguire e migliorare il lavoro già fatto da Nello Musumeci, dimessosi anzitempo per favorire l’election day nella speranza, poi delusa, di far il bis. Per una precisa scelta di campagna elettorale, Schifani, ha deciso di non partecipare ad alcun confronto con gli altri pretendenti alla presidenza e ha macinato chilometri su chilometri per raggiungere numerose località dell’Isola ed incontrare i sostenitori.
Ha dovuto affrontare i malumori all’interno di Forza Italia ma, man mano che la campagna elettorale è proseguita, ha ottenuto il visibile sostegno di Musumeci e del suo fedelissimo assessore alla Sanità, Ruggero Razza. Dicendosi “certo” di uscire assolto dal processo Montante, Schifani, lasciandosi cadere addosso qualunque polemica, è stato impegnato a parlare di temi che dovrebbero caratterizzare il suo governo della Sicilia. Ha chiuso la campagna elettorale a villa Bordonaro a Palermo con una manifestazione organizzata da Forza Italia.
“La mia idea è di convincere le persone incontrandole, in incontri allargati o più ristretti, cercando di discutere insieme del programma anche in una posizione di ascolto”. Sostenuta dalla lista del suo Partito Democratico e da quella di Claudio Fava dei Centopassi, l’eurodeputata, Caterina Chinnici, che aveva vinto le primarie siciliane, dopo aver subito l’abbandono del fronte progressista da parte del M5s, si è messa a disposizione “per amore della Sicilia”, “nella consapevolezza che il percorso prospettato è ora più difficile”.
Quella di Chinnici è stata una campagna elettorale all’insegna del fair play segnata da vari incontri con le categorie professionali, produttive e con le parti sociali con le quali ha parlato dei punti di programma e su come rimediare all’emergenza. Chinnici intende istituire, per dare la “massima efficacia alla spesa dei fondi europei”, un nuovo assessorato dedicato alle politiche per i giovani, ma intende anche dare un impulso forte alla transizione ecologica incrementando le rinnovabili dando incentivi per l’installazione di impianti domestici”.
Così come ha aperto la campagna elettorale con Enrico Letta, Caterina Chinnici ha chiuso la campagna elettorale con il segretario del Partito Democratico con una manifestazione svolta giovedì a Piazza Sant’Anna, a Palermo. Catapultato in campagna elettorale da Giuseppe Conte, dopo la rottura a livello nazionale con il Pd, per il M5S è Nuccio Di Paola a tentare la scalata alla presidenza della Regione. Lo sostiene una sola lista composta da militanti e dirigenti del Movimento.
Anche lui ha chiesto il voto disgiunto ai militanti del Pd e del movimento Centopassi per battere il centrodestra: “votate per me, votate per il M5Stelle e poi costruiremo un percorso diverso da quello fatto negli ultimi anni dal centrosinistra”. Di Paola ha girato la Sicilia alla ricerca di voti e poi ha fatto, per tre giorni, un bagno di folla assieme a Giuseppe Conte: “Se i numeri delle splendide piazze siciliane di questa tre giorni di Conte in Sicilia fossero voti, avremmo già vinto” ha detto.
Ha chiuso la campagna elettorale nella sua Gela, in provincia di Caltanissetta. In campo c’è poi anche Gaetano Armao, attuale vice presidente della Regione siciliana e assessore all’Economia nel governo Musumeci, ora sostenuto da Azione di Calenda e Italia Viva. In corsa, infine, c’è anche Eliana Esposito degli indipendentisti Siciliani liberi. (Askanews)