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Elezioni: il M5s di Conte tiene, “ci davano per morti”

di Francesca Chiri - Ansa

Elezioni: il M5s di Conte tiene, “ci davano per morti”

Lun, 26/09/2022 - 01:07

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ZGiuseppe Conte puo’ tirare un respiro di sollievo: se il risultato finale del Movimento si confermera’ dentro la forchetta del 13,5 e il 17,5 per cento dei primi exit poll avra’ ottenuto un primo successo. Considerate le difficolta’ in cui versava al nastro di partenza della campagna elettorale, per i 5 stelle attestarsi su una soglia attorno al 15% sarebbe infatti gia’ un target di rilievo. “Ci davano per morti con sondaggi che a inizio campagna viaggiavano tra il 6 e l’8 per cento” commenta infatti a caldo il vicepresidente del M5s, Michele Gubitosa che esulta per la “rimonta”. Dopo aver premesso di giudicare ancora con “prudenza” questi primi dati parla pero’ di un “risultato importante”. Ma il Movimento, che alle politiche del 2018 aveva raccolto oltre il 32% dei voti e alle successive europee, tuttavia, era sceso al 17%, e’ gia’ pronto all’attacco del Pd che deve fare “mea culpa” per aver chiuso la porta al Movimento dice un altro vice di Conte, Riccardo Ricciardi. “Il centrodestra unito vince, si facciano una domanda” attaccano i 5 stelle. Ma a parte la sfida con il Pd di Enrico Letta, che il M5s tallona all’apice della forchetta (i dem sono dati tra il 17 e il 21%), il risultato elettorale e’ per Conte innanzitutto un referendum sulla sua leadership nel Movimento dopo il disastroso risultato delle recenti amministrative di giugno, il cui flop venne ammesso dallo stesso leader “senza nascondere” la delusione.

Ma e’ anche una sfida personale con gli altri leader. Il presidente pentastellato, arrivato nel Movimento senza passare dalle urne, aveva rifiutato di misurarsi con il consenso degli elettori quando c’era stata la possibilita’ di candidarsi alle suppletive per il collegio di Roma Centro della Camera. Ora che l’elezione e’ blindata, Giuseppe Conte si e’ candidato capolista in quattro regioni e cinque collegi plurinominali per Montecitorio: in Lombardia, in due collegi, dove si scontra, tra gli altri, con Giorgia Meloni ed Enrico Letta, in Campania dove sfida, tra gli altri, De Magistris e Mastella e poi, ovviamente, in Puglia e in Sicilia. A dispetto del suo tentativo di scrollarsi di dosso l’appellativo del partito del reddito di cittadinanza e del partito del Sud, la corsa elettorale del Movimento dovra’ invece molto del suo successo proprio alla misura simbolo dei 5 Stelle, che Conte ha difeso contro i detrattori.

Ma anche dalle grinfie di chi l’ha cavalcata seppure con precisi distinguo: dai dem a Sinistra italiana passando persino per Berlusconi e fino ad arrivare a Luigi Di Maio, l’artefice del provvedimento che avrebbe “abolito la poverta'” che ha, per forza di cose e suo malgrado, dovuto lasciare la paternita’ della misura in eredita’ al partito da cui si e’ scisso. E proprio la scissione da Di Maio e quelle che l’hanno preceduta, con un gran pezzo del Movimento che lo aveva abbandonato dopo l’abbraccio fatale con Mario Draghi, e’ la prima sfida su cui Conte si e’ dovuto misurare. L’accoglienza nelle piazze aveva gia’ dato il primo responso positivo, lanciando l’ex premier sulla rampa di lancio di un recupero di consensi su cui in pochi avrebbero scommesso.