Giuseppe Provenzano, Vicesegretario nazionale PD e candidato alla Camera dei Deputati, collegio plurinominale Agrigento-Caltanissetta, risponde alle dichiarazioni che qualche giorno fa aveva rilasciato Sua Eccellenza Mons. Mario Russotto. (Leggi qui l’intera intervista)
Il Vescovo della Diocesi di Caltanissetta aveva invitato tutti i candidati a non fermarsi alla propaganda elettorale e agli slogani sui “tabelloni giganti abbelliti da Photoshop” affissi nelle città ma ad andare nel profondo “per avere contezza dei bisogni della gente, della loro concretezza e difficoltà”.
Agricoltura, viabilità, guerra, caro bollette, occupazione dovrebbero essere, per Mons. Russotto, temi sui quali ragionare per trovare soluzioni reali senza considerare la politica esclusivamente “una professione a tempo indeterminato, un posto fisso”.
Commenti che il candidato ritiene “squarcino il velo di ipocrisie e propaganda che sta caratterizzando questa campagna elettorale, anche e soprattutto nella provincia nissena”.
E per spiegare il suo sostegno al pensiero del Vescovo della Diocesi di Caltanissetta prosegue:
“innanzitutto, per la loro lucidità nel chiarire che il Paese avrebbe meritato di ritornare alle urne con altri tempi e in un altro contesto politico, economico e sociale.
La scelta irresponsabile di chi ha causato la caduta del Governo Draghi proprio nel momento in cui l’esecutivo era impegnato nell’adozione di importanti misure a sostegno del lavoro e delle famiglie non può essere archiviata, perché chi l’ha compiuta ha fatto prevalere ancora una volta il calcolo elettorale, il piccolo cabotaggio, rispetto al superiore interesse dei cittadini e della nazione.
Ma le parole di Sua Eccellenza colpiscono anche per la forza con cui invitano tutta la classe politica a fuggire dalla retorica priva di contenuti per immergersi nella realtà viva e vitale di questo nostro territorio.
Caltanissetta e l’intera Sicilia centrale vivono problemi che richiedono risposte urgenti, lungimiranti e radicali. Lo testimoniano in primo luogo i numeri e l’esperienza dello spopolamento dei nostri territori, in particolare delle aree interne.
Questa provincia sta tornata ad essere “terra di rapina”, di estrazione. Non più di sale e zolfo, ma delle intelligenze, delle energie e delle competenze delle nuove generazioni.
Da uomo di questa terra, che ha vissuto in prima persona il comune destino dei tanti che se ne sono andati, prima che da uomo politico, da studioso dei problemi e delle opportunità del Mezzogiorno prima che da Ministro della Repubblica, ho sempre avuto consapevolezza che la più grande ingiustizia del nostro paese fosse proprio questa: che il destino di una persona sia segnato dalla famiglia o dal luogo in cui nasce.
Oggi lo ribadisco da candidato: la vera emergenza nazionale, a differenza di quello che alcuni hanno raccontato in questi anni e che riascoltiamo come un vecchio ritornello in questa campagna elettorale, non è l’immigrazione, ma la nuova emigrazione. Lo dicono i numeri, lo dice l’esperienza di ogni famiglia siciliana.
Sia chiaro, ho sempre pensato che i giovani debbano essere liberi, liberi di andare anche, di arricchire il proprio bagaglio di conoscenze ed esperienze.
Ma la libertà è davvero tale se è una scelta, non una necessità, se viene data l’opportunità di tornare.
Il compito della politica è quindi quello di garantire il “diritto a restare”, a costruire un futuro per sé e la propria famiglia, vivendo in un ambiente non solo bellissimo, ma che abbia anche servizi, infrastrutture adeguate ed opportunità di lavoro buono.
Nel mio impegno da Ministro ho cercato di porre questo tema al centro dell’agenda politica del Paese, rilanciando la questione meridionale e dello sviluppo delle aree interne dopo decenni di colpevole abbandono.
L’ho fatto con misure concrete, che hanno avuto ricadute anche sul nostro territorio, sul nostro sistema produttivo: dall’istituzione delle ZES alla fiscalità di vantaggio per il lavoro al Sud, dal rilancio della Strategia nazionale per le aree interne – per coinvolgere territori come il nostro ingiustamente esclusi – alla difesa e alla crescita di miliardi di investimenti pubblici nelle regioni meridionali.
Grazie al Fondo Sviluppo e Coesione 21/27, che ho istituito durante il mio mandato, in Sicilia arriverà oltre un miliardo di euro per le strade delle nostre province e con la priorità Sud nel PNRR si potrà davvero aprire una pagina nuova per questo territorio.
Insomma, ora la Regione non ha più alibi.
Il voto del 25 settembre, però, non dovrà essere solo un giudizio sul passato. Occorrerà interrogarsi sulle azioni da compiere per costruire un futuro migliore, per i molti e non per i pochi.
Ecco perché è importante che le risorse che arriveranno e stanno già arrivando non siano gestite guardando all’interesse particolare, come è accaduto nella sanità anche nella nostra provincia.
Non un solo euro dovrà essere distolto dal dovere di creare lavoro buono per i giovani e le donne. E non un solo euro dovrà andare alla mafia e al malaffare.
Alle Amministrative abbiamo avuto la dimostrazione della volontà della mafia di infiltrarsi nuovamente nelle istituzioni. È anche il frutto di una caduta della tensione politica sul tema. Perché non basta l’azione meritoria di magistrati e forze dell’ordine per la repressione. Bisogna stare accanto ai lavoratori e alle imprese che subiscono la concorrenza sleale delle mafie.
Serve, in una parola, battersi per un’economia giusta.
Credo che anche da questo punto di vista le parole di Sua Eccellenza indichino le priorità alla politica tutta.
“Economia giusta” significa lavoro di qualità per i più giovani, da riconoscere combattendo le piaghe della precarietà, del caporalato e del sommerso, significa uno sviluppo da promuovere valorizzando le risorse del territorio e realizzando un sistema di infrastrutture, materiali e immateriali, economiche e sociali degno di questo nome, significa dignità e diritti delle persone, a partire dall’istruzione e dalla tutela della salute.
È la prima volta che mi candido alle elezioni politiche. Sento tutto l’onore e tutta la responsabilità di dare una voce nazionale ai problemi e alle opportunità di questa nostra terra.
Ma a tutti dico – conclude Provenzano -, non sprechiamo questa occasione. Spesso la politica è lo strumento per fare campagna elettorale e conquistare seggi. Proviamo a rendere questa campagna elettorale lo strumento per tornare a fare politica nel senso più alto del termine.
Solo se avremo la forza e la determinazione necessarie per farlo potremo davvero archiviare la triste stagione delle illusioni ed iniziare a scrivere insieme una nuova pagina di speranza”.