Oggi, ricorrenza dedicata a San Michele Arcangelo, la città di Caltanissetta celebra il suo Patrono.
Alle 7:30 del mattino, come tradizione, sono stati sparati a salve i 21 colpi di cannone. Le celebrazioni in cattedrale si svolgeranno alle 8, 9, 10.30, 12 e alle 18.30.
Durante la messa delle 10:30, presieduta dal Vescovo Mons. Mario Russotto, il sindaco Roberto Gambino offrirà il cero votivo il segno di devozione della città al suo santo patrono.
Dopo la Messa delle 18:30, presieduta dal vicario generale padre Onofrio Castelli, verrà portato in processione il simulacro di San Michele Arcangelo lungo le vie del centro storico.
A portare la statua lungo tutto il percorso saranno i devoti con il loro tradizionale “E gridammu tutti Viva lu Principi San Michele Arcangelo”.
Al termine della precessione, verso le 21:15, saranno sparati dei fuochi d’artificio dal cortile della Badia.
Durante l’omelia della celebrazione di ieri il Vescovo ha lanciato un messaggio che esorta e sprona i cittadini a reagire alle tante avversità che ci sono nella vita quotidiana. Un impulso a non subire passivamente ma, al contrario, reagire, risollevarsi e non perdere mai la speranza per essere, proprio come il santo patrono di Caltanissetta, combattenti non violenti e superare questo momento così difficile per poterne creare uno migliore.
“Oggi celebriamo San Michele Arcangelo – ha detto il vescovo Monsignor Mario Russotto – un Santo sempre raffigurato con la lancia e non con la spada. In questo, anno nel quale forse riusciremo a uscire dalla pandemia e nel quale abbiamo visto una nuova guerra così vicina a noi, io vi esorto a non perdervi d’animo perché il male può essere sconfitto ma solo con la forza e la tenacia.
Affidandoci a San Michele Arcangelo possiamo sconfiggere quel male che vive dentro di noi, che ci fa perdere la speranza che non ci fa vedere mai la luce della gioia e la generosità del nostro sguardo. Dobbiamo diventare lottatori contro l’istinto umano che ci fa ripiegare su noi stessi e lottare per la giustizia, la pace e la civiltà dell’amore”.