Un nuovo progetto è stato avviato nella casa circondariale di Caltanissetta, riguarda la genitorialità ed è rivolto a nuclei familiari attraversati dall’esperienza detentiva con l’attenzione a rendere tale esperienza più sostenibile per i minori coinvolti.
L’attività è promossa dall’Associazione Oikos, al fianco di genitori in carcere dei loro figli grazie al programma “La famiglia fuori le mura… dentro le emozioni “.
Un progetto rivolto al mondo carcerario e vuole compiere un tentativo di valorizzazione delle risorse presenti in tale contesto.. un genitore in carcere, il papà o la mamma, per un bambino è uno spartiacque tra una “prima” e un “dopo”: da una parte la quotidianità familiare conosciuta e, dall’altra, l’assenza improvvisa di uno dei genitori e la necessità di trovare risposta alle molte domande e un nuovo equilibrio.
Un percorso fatto da difficoltà ad orientarsi, da rabbia, da paure e dall desiderio di non perdere pezzi del proprio mondo, per quanto imperfetto sia.
L’associazione Oikos da anni offre il suo operato e le sue professionalità per il benessere psico-rezionale delle famiglie, prestando attenzione ai fenomeni che la riguardano le sue azioni a destinatari diversi.
I destinatari del progetto sono detenuti definitivi custoditi nel carcere Caltanissetta, 12 del reparto comuni e 12 del reparto alta sicurezza, dei figli, soprattutto i minori, oltre che l’intera famiglia del detenuto.
Sono previsti interventi intramurari caratterizzati da un servizio di sostegno psico-pedagogico tenuti dalla pedagogista Barbara Grillo, dalla psicologa Margareth Russo. Verranno descritti alcuni sentimenti ambivalenti, come vergogna, senza colpa, paura, odio di cui l’ambiente carcerario è fortemente intrinseco e di come valorizzarli trasformandoli in risorse.
Esclusi, emarginati, possono assumere su di sé la responsabilità della propria esistenza, solamente in ragione di una propria ritrovata valorizzazione del contesto sociale, e innanzitutto dentro il proprio contesto familiare.
Riscrivere le ragioni della propria vita, dei propri fallimenti ma anche della propria risalita, narrare le proprie professioni esprimere i propri sentimenti le proprie emozioni, possono fornire motivazioni profondamente significative, solo nella misura in cui essere trovano la giusta destinazione che li accolga.
Un progetto voluto dalla direttrice del carcere, la dottoressa Nunziatella Di Fazio, dal comandante Marcello Matrascia, che vede protagonisti il responsabile dell’area trattamentale Stefano Graffagnino e i funzionari dell’aria giuridico-pedagogica Alessandro Falsone e Silvana Di Pietra, il supporto amministrativo di Luigi Lopiano.
L’amministrazione penitenziaria attribuisce notevole importanza ai progetti e alle iniziative sulla genitorialità, per garantire una continuità relazionale tra genitori e figli.