Gli acquisti online sono in costante crescita, non è ragionevole pensare che in futuro il trend possa regredire. Pensare di ristrutturare l’attività commerciale per affrontare la nuova sfida digitale passa anche dalle nuove soluzioni per rendere più sostenibile l’esperienza d’acquisto online.
Foto di Masashi Wakui da Pixabay
Diversi studi, molti dei quali
concentrati negli Stati Uniti, evidenziano il grosso impatto ambientale
rappresentato dagli acquisti online.
A pesare sulla bilancia della sostenibilità ambientale ci sono soprattutto i costi legati alle consegne a domicilio. Questi si ripartono in vari rami, per esempio l’aumento esponenziale delle spese legate alle consegne di singole merci invece che di interi pallet come avviene per i negozi. Inoltre, impattano sull’ambiente anche gli sprechi legati alle singole confezioni, il percorso dei corrieri su tratti di strada più lunghi e la creazione di hub di smistamento sempre più grandi e centralizzati.
Un altro aspetto che incide negativamente sul costo complessivo del commercio online è rappresentato dai resi.
Il tema dei resi è un problema ben noto oltreoceano e che comincia a creare grosse preoccupazioni anche nel Vecchio Continente.
Perché i resi hanno un impatto così negativo su tutta la filiera della consegna a domicilio dei beni acquistati? È presto detto: si stima che un prodotto su cinque non possa essere più rivenduto una volta reso.
Il dato aggregato composto dalla mole degli acquisti effettuati online e poi restituiti rappresenta una perdita di 207 miliardi di euro, a tanto ammonta il valore dei beni restituiti negli USA nel 2021.
Alcuni segnali in apparenza critici possono rappresentare di per sé uno stimolo per trovare soluzioni a nuovi problemi insorgenti.
Quando si analizza il comportamento dei consumatori è chiaro che il reso rappresenta un elemento stonato in un processo altrimenti lineare. Quindi è importante individuare dove questi ostacoli si manifestano e perché portano all’insoddisfazione del cliente.
Il moltiplicarsi degli strumenti d’analisi a disposizione dei marketer ha permesso di delineare una customer journey sempre più precisa.
I dati che si possono estrapolare dalle abitudini di consumo online sono pressoché infiniti. Dalle forme di pagamento preferite alle preferenze individuali, la mole di dati che potenzialmente si può raccogliere consente di elaborare modelli sempre più precisi e predittivi.
In questo modo, analizzando i comportamenti d’acquisto e le ragioni dell’insoddisfazione è possibile individuare eventuali gap e intervenire prima che avvenga il reso o che questo diventi inservibile.
Non sempre è possibile intercettare i reali bisogni del cliente e quindi è necessario affrontare il reso in modo più sostenibile e meno oneroso per tutta la collettività.
Tra le strade intraprese da molti importanti attori del settore retailer c’è l’attenzione verso un packaging più sostenibile e meno ingombrante.
Montagne di scatoloni ricoperte di nastro adesivo e etichette termiche non sono sostenibili e nel prossimo futuro gli stessi consumatori tenderanno a premiare quelle imprese attente alla sostenibilità e il riutilizzo del proprio packaging.