Finisce con un vero e proprio trionfo la prima di Marco Mengoni allo stadio San Siro. Trionfo certificato non solo dal sold out da 54mila spettatori ma soprattutto dallo straordinario entusiasmo degli stessi che in più momenti hanno tributato a Mengoni ovazioni dall’intensità vista raramente nello stadio milanese. Due ore di spettacolo per uno show calibrato tra spettacolari effetti scenici e impatto emotivo.
Marco Mengoni è il primo artista uscito da “X Factor” Italia ad arrivare a esibirsi negli stadi. Per qualcuno una sfida, alla vigilia, azzardata, che invece il cantante viterbese ha vinto senza tentennamenti. Riuscendo anzi dove colleghi più blasonati hanno zoppicato: uno spettacolo con una logica e a suo modo un racconto, diviso per blocchi tematici, capace di non perdere le sfumature dei momenti più intimi nonostante la location tanto grande quanto dispersiva così come risultare trascinante quando i ritmi si sono alzati.
Marco entra con un completo carta da zucchero attraversando il pubblico del prato toccando mani e prendendo direttamente dalla gente l’energia per affrontare questo nuovo gradino della sua carriera. E la canzone è significativa, quella “Cambia un uomo” che dell’ultimo album, “Materia – Terra” è probabilmente il brano più significativo. “Solo nel frastuono cambia un uomo” recita il ritornello. E il frastuono dei 54mila di San Siro è davvero di quelli che possono cambiare la vita di un artista. Tanto che Mengoni non riesce a trattenere lacrime di commozione.
Un concerto dalle forti tinte black, che grazie ad arrangiamenti calibrati (la direzione musicale è di Giovanni Pallotti, anche al basso e ai synth) e una band solida con quattro voci a fare i cori, entrano nei gangli anche di pezzi più datati come “Esseri umani”.
Sul nuovo singolo “No stress” fa la sua comparsa anche un corpo di ballo di sei elementi e i tre maxi schermi, due quadrati laterali e uno ellittico al centro, rimandano l’immagine di Mengoni alternata a quella del video del brano. Il concept dello show è dello stesso Mengoni ma in collaborazione con il team Black Skull Creative, studio londinese abituato a curare gli spettacoli di gente come Elton Johne Dua Lipa. E che il livello sia alto lo si percepisce subito.
Non mancano gli effetti scenografici, come lingue di fuoco sparate a tempo, luci stroboscopiche a profusione (persino troppo) e un Halo Circular Truss, un enorme anello luminoso di 9 metri di diametro e dal peso di una tonnellata che cala dall’alto per aggiungersi al sistema di luci con diverse inclinazioni a seconda delle esigenze. Dal palchetto in mezzo alla platea emerge poi un cubo che, a seconda dei momenti, può inglobare Mengoni o sopraelevarlo mentre sui lati scorrono immagini.
La scaletta si muove tra passato e presente. Di grande effetto la cover di “Psycho Killer” dei Talkin Heads e “Credimi ancora“. “Mi fiderò” si conferma un pezzo di impatto ritmico anche se manca la voce di Madame, che sarà invece ospite nel concerto dell’Olimpico il 22 giugno (insieme a Giuliano Sangiorgi e Gazzelle).
L’assenza di ospiti non si fa sentire, anzi. Mengoni è molto bravo a concentrare su di sé l’onda emotiva dello show. Il terzo segmento dello show è dedicato ai 70’s, con la comparsa di una sezione fiatie i coristi a godersi il loro momento da protagonisti in un medley di classici soul prima che Marco torni sul palco per “Luce“. “Proteggiti da me“, “Parole in circolo” e soprattutto una versione molto calda di “L’essenziale” fanno di questo blocco uno dei momenti più emotivamente carichi della serata. Marco va avanti macinando brano su brani lasciando il minimo indispensabile a parole e discorsi riempitivo.
Nella fase centrale i ritmi del concerto calano di pari passo con i bpm delle canzoni, ma questo non significa un calo di tensione, anzi, perché subentrano calore ed emotività. Il pubblico apprezza e sottolinea con una bordata di applausi e urla a tutto decibel.
In “Neve” una delle coriste fa da supplente a Giorgia. Mengoni sembra aver preso gusto a godersi l’entusiasmo del pubblico, e dopo un nuovo break condito da lacrime chiude il set regolare con “Guerriero“. La sfida è evidentemente vinta e il finale è tutto in scioltezza con “Ma stasera” e “Pronto a correre” per liberare le energie residue e rilasciare endorfine, “
Io ti aspetto” e “Buona vita” per congedarsi nel migliore dei modi. Si replica a Roma e poi l’appuntamento è a ottobre con il tour nei palazzetti. Ma la sensazione è che gli stadi per Marco Mengoni possano diventare una casa a cui ritornare.