I Cinque stelle non hanno mai brillato alle Amministrative, ma questo e’ il peggior risultato di sempre. Il consenso raccolto nelle grandi citta’, in media, e’ del 2,1 per cento. L’analisi della sconfitta che Conte offre a “La Stampa” ha un sapore amaro: “Non sono qui per nascondermi. I dati che emergono sono dati che non ci soddisfano”. Il Sud doveva essere un fortino e invece si e’ rivelato una groviera. E Palermo e’ forse la delusione piu’ forte.
Il caso dei seggi rimasti chiusi e’ “grave”, dice Conte. “Non metto un’ipoteca su quei voti persi, ma se ci saranno gli estremi, faremo ricorso”. Questa de’bacle, assicura, non avra’ pero’ riflessi negativi ne’ sul governo ne’ sull’alleanza con il Pd. Sa gia’ che i parlamentari piu’ delusi punteranno il mirino su palazzo Chigi e sul progetto di intesa con i Dem.
Lo stesso Conte ammette che un pezzo di sconfitta nasce anche dalla scelta di restare in maggioranza: “Avendo appena girato l’Italia, posso dire di aver riscontrato che molti vivono con sofferenza il nostro appoggio al governo Draghi”. Si affretta pero’ a precisare che “dopo aver fatto finora un percorso di responsabilita’, non si puo’ pensare che di fronte a un’insofferenza o a un risultato elettorale che non ci soddisfa, noi decidiamo staccare la spina all’esecutivo”.
E scaccia l’ipotesi di ripercussioni sul progetto con i Dem: “Non c’e’ un problema di alleanze”, mette in chiaro. A chi, nelle file del Pd, brinda e gongola di fronte alla prospettiva di sganciarsi dai Cinque stelle per abbracciare altre forze, come quella di Carlo Calenda, ribatte: “Le reazioni di alcune correnti interne al Pd non tengono conto dell’orizzonte politico nazionale. Non e’ il risultato alle Amministrative che puo’ essere determinante per questa alleanza”.
Conte vuole risolvere innanzitutto le grane che ha in casa. Non ne cerca altre fuori. “Il problema — osserva infine il leader del Movimento — e’ nostro, interno. Si deve fare ammenda e ammettere che siamo in ritardo nel lavoro sui territori”.