Depistaggi ormai accertati, tentativi ripetuti di inquinare le indagini, falsi scoop seguiti da smentite degli inquirenti, piste mai riscontrate, mandanti esterni sui quali si continua a indagare: la storia delle inchieste sulle stragi di Capaci e Via D’Amelio e’ fitta di colpi di scena. Pochi utili a ricostruire la verita’ sugli attentati che uccisero Giovanni Falcone e la moglie Francesca Morvillo, Paolo Borsellino e gli agenti delle scorte. Molti in grado solo di intorbidire le acque e confondere la scena. L’elenco e’ interminabile. Dalla costruzione a tavolino della falsa verita’ sulla strage di Via D’Amelio, per cui sono sotto processo, grazie al lavoro della Procura di Caltanissetta, tre poliziotti, a indiscrezioni di ogni tipo: un parasole scambiato per l’agenda rossa scomparsa di Borsellino, rivelazioni su 007 col volto deturpato e donne killer dietro le quinte delle stragi, testimoni falsi come Massimo Ciancimino che tirano in ballo uomini delle istituzioni, pentiti come Maurizio Avola che, mentendo, si autoaccusano dell’eccidio di Via D’Amelio. E pochi giorni fa le rivelazioni attribuite al collaboratore di giustizia Alberto Lo Cicero, poi smentite dai pm, della presenza a Capaci del terrorista nero Stefano delle Chiaie.
Di riscontrato al momento c’e’ solo il clamoroso depistaggio dell’inchiesta sulla morte di Borsellino, costato l’ergastolo a sette innocenti e sventato grazie alle dichiarazioni dell’ex boss Gaspare Spatuzza, con pentiti costruiti ad arte, costretti a dire il falso e un processo in corso a tre investigatori. Il resto, al momento, e’ frutto di ipotesi giornalistiche bocciate dalle ricostruzioni degli inquirenti, con un unico effetto: rimescolare le carte. L’ultima nota dei magistrati nisseni e’ di martedi’ scorso. “Alberto Lo Cicero sia nel corso delle conversazioni intercettate, che nel corso degli interrogatori resi, al pubblico ministero e ai carabinieri, non fa alcuna menzione di Stefano Delle Chiaie”, ha fatto sapere, secco, il procuratore di Caltanissetta, Salvatore De Luca.
I pm, costretti a muoversi tra bufale e tentativi di confondere le acque, continuano comunque a indagare sui tanti punti rimasti oscuri: come quello dei mandanti occulti. Il gip di Caltanissetta qualche giorno fa ha respinto la richiesta di archiviazione dell’inchiesta nata dall’esposto del legale di Salvatore Borsellino, fratello del giudice assassinato, ordinando nuovi accertamenti. Tra i punti che la Procura dovra’ approfondire: lo strano suicidio di Nino Gioe’, boss stragista morto in carcere, e la figura del faccendiere nero Paolo Bellini. (ANSA).