“Abbiamo maturato la comprensione portato che nell’opera di ricostruzione di cio’ che e’ avvenuto dopo la strage di via D’Amelio, l’operazione, le anomalie e neglige corrispondevano a un disegno criminoso avanti da uomini che doveva ricostruire la verita ‘”. Lo ha detto l’avvocato Fabio Trizzino, legale della famiglia Borsellino nel processo a Caltanissetta sul depistaggio delle indagini sulla strage di via D’Amelio, a carico di tre poliziotti. “E’ stato compromesso – ha detto il legale – il dell’accertamento della verita’ negli eventi antecedenti e successivi che hanno portato alla strage di via d’Amelio”.
E ancora: “Nessuno di noi puo’ negare l’attacco stragista. La strage di via d’Amelio ebbe l’effetto di annullare l’empasse per l’elezione del presidente della Repubblica. La verita’ ha una dimensione collettiva. In particolare Fiammetta sta cercando di interessare l’opinione pubblica sulla vicenda perche’ serva il diritto della verita'”.
“Quando le anomalie si sommano, le illegalita’ hanno dietro di se’ un progetto criminale che respingiamo al mittente. Il colloquio investigativo e’ stato stuprato per consentire pressioni allo Scarantino”, ha proseguito il legale della famiglia Borsellino Trizzino, nel processo a carico di tre agenti di polizia che hanno fatto parte del ‘Gruppo Falcone-Borsellino’, Mario Bo, Michele Ribaudo e Fabrizio Mattei, accusati di calunnia aggravata per aver agevolato Cosa nostra.
“Il dottor Contrada ci ha fornito una descrizione chiara. Ci ha parato di un processo di passaggio di informazioni tra la squadra mobile e il Sisde. Un adempimento formale – ha proseguito – rispetto al compito che era stato assegnato. Il capocentro del Sisde, che nulla sapeva di Palermo, si rivolge alla locale Squadra mobile che passa le veline. Il depistaggio e’ iniziato subito con la sottrazione dell’agenda rossa. Il dottor Contrada viene preso perche’ e’ l’unico elemento a Roma di avere cognizione delle vicende siciliane.
La procura di Caltanissetta all’epoca era composta da un procuratore che si occupava di materia ordinaria ei magistrati che erano qui a Caltanissetta non conoscevano le dinamiche di Palermo e quindi dipendevano dalla relazione che giungevano da Palermo”.