“Osannati in questi due anni e considerati i moderni eroi della nostra società, in realtà, i medici e gli odontoiatri vivono con grande difficoltà la loro condizione professionale e la pandemia ha slatentizzato carenze e reso evidenti gli errori del passato”. Così il presidente della Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri (Fnomceo), Filippo Anelli, nel corso del suo intervento alla Conferenza nazionale sulla Questione Medica, in corso a Roma presso il Teatro Argentina.
“Le difficoltà in cui versa la professione medica e odontoiatrica sono tante- ha proseguito Anelli- e i medici e gli odontoiatri necessitano di risposte rapide ed efficaci. All’aumento del Fondo sanitario nazionale non è poi corrisposto un analogo impegno teso a rimuovere le conseguenze sulla professione medica di quella stagione dei tagli in sanità che oggi tutti insieme condanniamo”.
E tra le conseguenze sulla professione medica, gravate anche dalla pandemia, ci sono le ripercussioni a livello di salute. “Oltre 15mila medici o odontoiatri denunciano problemi di salute– ha fatto sapere Anelli- Un dato sicuramente sottostimato. Infatti, secondo una metanalisi condotta su 55 studi pubblicati sui disturbi a carico dei medici dopo il primo anno di pandemia, una percentuale significativa di medici sta sperimentando alti livelli di sintomi di depressione e ansia. La prevalenza di depressione e ansia nei sanitari rilevata è rispettivamente del 20,5% e del 25,8%.
La perdurante mentalità aziendalista che pervade il nostro Servizio sanitario nazionale, tutta concentrata solo sui risultati economici frutto di una mentalità liberista, non ha permesso di mettere in atto iniziative tese a rilevare questo drammatico fenomeno, né tantomeno a porsi la domanda su come affrontarlo. Chi cura i curanti? Eppure, i medici che non hanno questi sintomi trattano con maggior efficacia e successo i loro pazienti rispetto a coloro che soffrono di burnout. Serve un provvedimento che riconosca il burnout come malattia professionale”.
“Sono tanti i medici che non si riconoscono più in una professione mortificata da carichi di lavoro abnormi- ha sottolineato Anelli- ad esempio nei pronto soccorso e nel 118, e da un’invadenza burocratica che soffoca l’autonomia professionale. La prescrizione farmaceutica e le prestazioni diagnostiche sono oramai appesantite da orpelli, modelli, piani terapeutici e quant’altro, utili solo a sottrarre al medico quel tempo che invece avrebbe dovuto garantire al cittadino. Sono tante le ore in più svolte, spesso in violazione delle norme, senza essere totalmente o parzialmente retribuite. Il 64% dei medici ospedalieri e il 73% dei medici del territorio non ha neanche potuto usufruire in maniera totale o parziale delle ferie
. Conciliare la gestione familiare con quella lavorativa, poi, è diventata un’impresa per i medici del Servizio sanitario nazionale. Il 74% dei medici del territorio e il 66% dei medici ospedalieri non ha a disposizione un adeguato tempo libero per vivere la sua vita privata e familiare. Il tema del rispetto dei diritti dei lavoratori diventa così cruciale per garantire serenità ed efficienza lavorativa”. Per tutte queste ragioni, secondo il presidente Anelli oggi serve da parte dello Stato e delle Regioni un “intervento straordinario che colmi le carenze e restituisca alla professione medica quel ruolo che merita.
Servono risorse e riforme per ridare dignità ai medici e ai professionisti garantendo loro autonomia e diritti. Servono norme specifiche da parte del Parlamento per garantire quel ruolo sociale che la Costituzione affida alla professione medica quale garante dei diritti come quello alla vita, alla salute, all’uguaglianza, alla autonoma determinazione sulle scelte relative alla propria salute, alla libera ricerca e alla libera scienza. Diritti che possono essere garantiti ai cittadini grazie alle competenze dei medici e degli odontoiatri- ha concluso- che giurano di metterle a disposizione della società e di ogni persona”.