salute

Covid: studio, vaccinarsi riduce la carica virale

Essersi vaccinati contro il Covid-19 offre una maggiore garanzia di avere una bassa carica virale in caso di infezione da Sars-Cov2. A giungere a questa conclusione e’ uno studio su Nature Medicine, portato avanti da un gruppo di ricerca dell’Universita’ di Ginevra (UNIGE) e degli Ospedali universitari di Ginevra (HUG). Uno dei principali fattori nella valutazione dell’infettivita’ dei pazienti Covid-19 e’ la misurazione della carica virale, che puo’ essere influenzata dalla variante e dallo stato di vaccinazione del paziente.

Il gruppo di ricerca ha misurato la carica virale infettiva di quasi 600 pazienti sintomatici per rilevare possibili differenze tra il virus originale, la sottolinea Delta e l’Omicron BA.1, nonche’ in base allo stato di vaccinazione. Gli scienziati hanno scoperto che Delta provoca una carica virale maggiore rispetto al virus originale e alla variante Omicron. Per le infezioni Delta e Omicron, la vaccinazione riduce drasticamente la carica virale.

Nel caso di Omicron, invece, la diminuzione e’ stata osservata solo dopo tre dosi di vaccino. Inoltre, l’elevata infettivita’ di Omicron e’ apparentemente correlata a fattori diversi dalla sola carica virale. Questi risultati evidenziano i benefici della vaccinazione per la salute pubblica oltre alla protezione individuale contro la forma grave della malattia, e ci ricordano che le varianti del virus devono essere attentamente monitorate per prevenire ulteriori massicci focolai.

“Per la coorte Omicron, contrariamente a quanto si puo’ presumere data la sua rapida diffusione, la carica virale infettiva era complessivamente inferiore a quella della coorte Delta”, afferma Isabella Eckerle, a capo della ricerca. Al contrario, solo le persone che sono state potenziate – cioe’ che hanno ricevuto tre dosi di vaccino – hanno avuto una diminuzione della carica virale; le persone che hanno ricevuto solo due dosi non hanno avuto alcun beneficio in questo senso rispetto alle persone non vaccinate.

“Questo e’ immunologicamente coerente: molti vaccini richiedono tre dosi distanziate di diversi mesi l’una dall’altra per indurre una risposta immunitaria sostenuta, come quella contro il virus dell’epatite B”, spiega Isabella Eckerle. Perche’ la variante Omicron e’ cosi’ contagiosa, se la carica virale che induce e’ inferiore rispetto ai suoi predecessori? “Non lo sappiamo ancora, ma i nostri dati suggeriscono che sono in gioco altri meccanismi infettivi”, spiega Pauline Vetter, direttrice clinica del Centro HUG-UNIGE per le malattie emergenti.

“Ora e’ chiaro che le mutazioni di Omicron la differenziano fortemente da altre varianti, consentendole di sfuggire parzialmente al vaccino e di diminuire l’efficacia di alcuni trattamenti antivirali utilizzati finora”. Tuttavia, la vaccinazione si e’ dimostrata utile nel limitare l’insorgenza di sintomi gravi e molto probabilmente anche la trasmissione del virus. Infatti, nei Paesi in cui la popolazione, soprattutto gli anziani, e’ scarsamente vaccinata, Omicron si e’ dimostrato altrettanto letale. Questo studio secondo i ricercatori dimostra inoltre che le conoscenze acquisite per le varianti precedenti devono essere aggiornate ogni volta che emerge una nuova variante per poter contrastare efficacemente il Covid-19.

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