Il Cristo Nero è uscito dalla Chiesa del Signore della Città nel quartiere San Francesco e, accompagnato dal Clero e dalla Real Maestranza, sollevato a spalla dai Fogliamari, ha percorso le vie della città.
Il Vescovo Mons Mario Russotto e il vicario Generale Padre Onofrio Castelli, scortati dalla Polizia di Stato, hanno guidato questo corteo che, ogni anno, è particolarmente sentito e partecipato da fedeli.
Un bagno di folla per la processione sacra che ha riscosso un’enorme partecipazione anche online anche attraverso la nostra pagina Facebook ( per rivedere la processione clicca qui: https://fb.watch/cqjRcZN5kJ/ ).
Il Crocifisso, preziosamente custodito in una chiesa che si trova nel cuore della città continua a essere il punto di riferimento per molti nisseni, anche di chi, ormai, da decenni si è trasferito in un’altra città. Il Simulacro dorato che lo accoglie ben rappresenta il valore simbolico di quel Cristo visto come “albero della salvezza” per i fedeli che si apprestano a vivere la Pasqua della Resurrezione.
Sono tanti gli elementi che rendono questa processione religiosa tra le più più belle e suggestive della Settimana Santa.
La tradizione orale tramanda che in una grotta di cui è ricco il territorio nisseno, nel XIV secolo fu rinvenuto un piccolo crocifisso ligneo, posto tra due ceri, di circa 85 cm di altezza, annerito dai fumi delle candele. Quando fu portato in città malgrado i ripetuti tentativi di pulitura il crocifisso restava scuro; ciò diede origine al nome del crocifisso in Cristo nero. Considerato miracoloso fu venerato come Patrono della città e denominato anche “il Signore della città”.
E al suo seguito fedeli scalzi continuano con fervore a vivere questo “viaggio” rispettando un voto fatto o una grazia ricevuta. Si muovono composti al ritmo delle lente e struggenti “ladate” dei Fogliamari.
I portatori, scalzi e in abito viola, si alternano nei loro canti religiosi polifonici e nel sollevamento a spalla del simulacro. Un segno di devozione senza età che riunisce senza distinzione di età o di ceto sociale e muove all’unisono bambini, giovani, adulti e anziani per mettere in atto una tradizione extra- liturgica di grande partecipazione popolare.
I fedeli hanno aspettato per ben due anni questo momento. E l’attesa, finalmente conclusa, è stata ben ricompensata. Un segnale che mostra come i riti della settimana Santa di Caltanissetta non sono ormai delle tradizioni al tramonto bensì momenti densi di pathos e di fervore religioso.