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Caltanissetta, caso Saguto. Difesa: “Gli altri componenti delle misure prevenzione erano convitati di pietra?”

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Caltanissetta, caso Saguto. Difesa: “Gli altri componenti delle misure prevenzione erano convitati di pietra?”

Gio, 21/04/2022 - 16:42

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“Non possiamo dare per provato ciò che deve essere oggetto di prova. Gli altri componenti della sezione Misure di prevenzione erano forse convitati di pietra? O ci dobbiamo riportare alle dichiarazioni della dottoressa Rosini, secondo cui la giudice SAGUTO aveva un tono autoritario? Gli altri componenti erano convitati di pietra? Stiamo parlando di magistrati, nelle decisioni collegiali si dice quello che si deve provare”. Sono le parole dell’avvocato Antonino Reina, legale dell’ex giudice Silvana SAGUTO, imputata per corruzione e abuso d’ufficio nel processo d’appello al cosiddetto ‘cerchio magico’ dell’ex magistrata, nel frattempo radiata dall’ordine giudiziario.

In primo grado, SAGUTO, oggi presente in aula al bunker del carcere Malaspina di Caltanissetta con il marito Lorenzo Caramma, era stata condannata a otto anni e mezzo di carcere. Mentre, al termine della requisitoria, la Procura generale, ha chiesto l’aumento di pena a dieci anni di reclusione. In primo grado i giudici hanno fatto cadere l’accusa di associazione per delinquere, mentre in appello la Procura generale insiste sull’accusa.

“Erano magistrati! – ribadisce l’avvocato Reina – Claudia Rosini ha fatto parte di questi collegi con la dottoressa SAGUTO”. Poi, parlando delle accuse della procura generale, secondo cui “c’era l’associazione” tra “Silvana SAGUTO, il marito Lorenzo Caramma e l’avvocato Cappellano Seminara”, tutti imputati, l’avvocato Reina dice: “Se tu pm ritieni che alla base di questo rapporto triangolare, SAGUTO, Cappellano Seminara, Caramma, c’è un unico rapporto corruttivo sedimentato nel tempo, ci può essere mai l’associazione per la consumazione di un solo reato? In cui viene contestato un solo accordo ‘che si sedimenta nel tempo’? SAGUTO è stata assolta da una serie di reati di peculato, occorre che il pm dimostri che tra i soggetti ci sia una struttura organizzativa anche rudimentale. Ci vuole una struttura anche embrionale, ma la devi provare che al di là dell’accordo corruttivo si sono organizzati per la consumazione di altri reati”, dice ancora l’avvocato Reina. “La struttura coincide con l’ufficio di misure di prevenzione. Mi fermo e non aggiungo altro”. 

La pm Claudia Pasciuti, applicata al processo d’appello, al termine della requisitoria, ha chiesto un aumento della pena, oltre che per Silvana SAGUTO, anche per l’amministratore giudiziario Gaetano Cappellano Seminara (otto anni e tre mesi), in primo grado condannato a sette anni e mezzo. Secondo l’accusa SAGUTO sarebbe stata al centro di un vero e proprio “sistema” che avrebbe pilotato l’assegnazione delle amministrazioni giudiziarie dei beni sequestrati alla mafia in cambio di favori.

Al termine della requisitoria sono stati chiesti, inoltre, aumenti di pena per altri imputati: sette anni e due mesi per l’ex professore della Kore Carmelo Provenzano condannato in primo grado a sei anni e dieci mesi; sei anni e mezzo per Lorenzo Caramma, marito di Silvana SAGUTO, condannato in primo grado a sei anni e due mesi di carcere; per Roberto Nicola Santangelo, amministratore giudiziario, condannato in primo grado a sei anni e due mesi, chiesti sei anni e quattri mesi di carcere. Per gli altri imputati del processo d’appello è stata chiesta la conferma della sentenza di primo grado.

L’ex prefetto di Palermo, Francesca Cannizzo venne condannata in primo grado a tre anni. Chiesta la conferma anche per Walter Virga, condannato in primo grado a un anno e 10 mesi, per l’amministratore giudiziario Roberto Santangelo, condannato a sei anni due mesi e dieci giorni, per il colonnello della Dia Rosolino Nasca (quattro anni), per il professor Roberto Di Maria (due anni otto mesi e venti giorni) per Carmelo Provenzano, professore dell’università Kore di Enna (sei anni e dieci mesi), la moglie Maria Ingarao (quattro anni e due mesi), la cognata Calogera Manta (quattro anni e due mesi), per Emanuele Caramma, figlio dell’ex giudice, chiesta la conferma della condanna a sei mesi.

Assolti invece in primo grado il padre dell’ex giudice, il novantenne Vittorio SAGUTO, Aulo Gabriele Gigante e il giudice Lorenzo Chiaramonte. Assoluzioni diventate definitive. L’avvocato Reina prosegue la sua arringa difensiva.