Padre Girolamo Gravina è stato un nostro illustre concittadino che merita di essere rivalutato ed eretto a simbolo cittadino di caparbietà, tenacia e coraggio. La sua figura, inoltre, potrebbe essere l’inizio di un importante turismo di stampo religioso. Per iniziare, giorno 29 settembre 2017 (simbolicamente nella giornata del nostro Santo Patrono), nella nostra città sono venuti cinque professori da Pechino appositamente per conoscere la sua figura e intraprendere un percorso accademico conoscitivo.
In questo momento, dopo aver reperito con grande difficoltà i 3 libri da lui scritti in lingua cinese classica, sono in procinto di iniziarne la traduzione per poterne diffondere i contenuti in Italia e in Cina. Girolamo Gravina merita di essere valorizzato dalla sua città natale. Occorrerebbe iniziare a studiare la sua figura e rendergli il giusto omaggio per le tante azioni coraggiose che ha compiuto in una terra culturalmente e geograficamente distante dalla nostra, la Cina.
Il nostro Girolamo nacque a Caltanissetta nel 1603 da Don Carlo e Donna Isabella; fu battezzato dai conti Don Giovanni e Donna Maria dei Moncada. Nel 1618 iniziò il noviziato presso i Gesuiti, a Palermo. Ordinato sacerdote nel 1631, scrisse ben ventidue lettere al Padre Generale dei Gesuiti, supplicandolo di inviarlo come missionario in Cina. Ottenuto il permesso per partire, si imbarcò da Lisbona nel 1635, per approdare a Macao, in Cina, nel 1636, dove apprese la lingua cinese (una grande impresa per l’epoca).
Trasferitosi nella Cina continentale, precisamente a Shanghai, intraprese una coraggiosa e impegnativa opera di evangelizzazione e di proselitismo. Padre Girolamo battezzò circa tremila cinesi, facendoli convertire al Cattolicesimo. Padre Gravina sopportò diverse tribolazioni, dovute alle guerre interne e alle persecuzioni dei monaci buddisti estremisti e conversatori, poco inclini ad accogliere nuove fedi.
Questi incendiarono la chiesa costruita da Padre Gravina con tantissimi sacrifici. Padre Gravina non si arrese mai. Strinse i denti e continuò imperterrito nella sua missione. Nonostante si trovasse in gravi difficoltà, rifiutò sempre l’aiuto da parte dei suoi fedeli cinesi perché sapeva che non vivevano in condizioni ottimali. Fu così che, nel 1662, Padre Gravina morì di stenti in Cina.
Caltanissetta deve seguire l’esempio di suo figlio, Girolamo Gravina. La nostra martoriata città deve caparbiamente e coraggiosamente dalla condizione in cui si trova e risorgere. (Armando Turturici)