Cronaca

Omicidio Aldo Naro, ucciso per un “cappellino”: tre persone rinviate a giudizio

Il Gup del tribunale di Palermo Rosario Di Gioia ha rinviato a giudizio tre persone accusate di concorso nell’omicidio del giovane medico Aldo Naro, morto a causa dei colpi ricevuti in una discoteca del capoluogo siciliano, il Goa, la notte tra il 14 e il 15 febbraio 2015. A processo in corte d’assise andranno i due vigilantes che lavoravano regolarmente per il locale notturno del quartiere Zen, Gabriele Citarrella e Francesco Troia, con Pietro Covello, che invece sarebbe stato un vigilante abusivo.

Dopo sette anni dunque la battaglia dei genitori di Aldo, originari di Caltanissetta, ha avuto un esito processuale: finora era stato ritenuto responsabile di quel che accadde solo Andrea Balsano, altro buttafuori, minorenne all’epoca dei fatti, condannato definitivamente a 10 anni e gia’ libro.

Le analisi e le consulenze fatte eseguire da padre e madre del medico venticinquenne hanno dimostrato pero’ che il figlio non fu colpito solo da una persona, ma da piu’ parti e con violenza inaudita. I fatti si verificarono perche’ Naro sarebbe stato coinvolto in una lite con un gruppo di altri ragazzi, una banale discussione nata per il “furto” di un cappellino e sfociata nelle botte.

I buttafuori, per riportare l’ordine – secondo la tesi della parte civile, rappresentata dagli avvocati Salvatore e Antonino Falzone – picchiarono in modo indiscriminato proprio Naro. Per suscitare l’attenzione dell’opinione pubblica e della magistratura, la madre di Naro, Anna Maria Ferrara, l’anno scorso e’ andata in tribunale come Ilaria Cucchi, con le gigantografie dell’autopsia del figlio, immagini crude che dimostravano come il ragazzo fosse stato letteralmente massacrato.

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