“Dare ancora tempo alle imprese siciliane, almeno fino a giugno 2023, per presentare progetti di internazionalizzazione, secondo la misura 3.4.2 del Po Fesr Sicilia 2014-2020, che riguarda la partecipazione a fiere ed eventi di promozione all’estero”: a manifestare questa esigenza sono i deputati regionali del Movimento 5 Stelle, Ketty Damante e Giorgio Pasqua, che sul tema avevano richiesto a giugno 2021 un’audizione in III commissione Attività produttive all’Ars e a settembre 2021 avevano presentato una mozione per chiedere una proroga del termine.
“Spostando di oltre un anno il termine scaduto da qualche giorno, il 23 marzo – spiegano Damante e Pasqua – si consentirebbe alle numerose aziende dell’Isola di partecipare ai bandi per l’internazionalizzazione, o di ripresentare le istanze riviste alla luce delle esigenze post-pandemiche e comunque sempre nel rispetto dell’unico avviso del 2018.
Il governo Musumeci è andato avanti finora con brevi proroghe, di pochi mesi, che non aiutano le moltissime aziende interessate a rivedere e chiudere progetti per la partecipazione a fiere ed eventi secondo gli obiettivi dei propri piani commerciali e di marketing. C’è il rischio che le imprese restino escluse dai finanziamenti o che possano addirittura essere costrette a restituire le anticipazioni ricevute”.
“La soluzione – proseguono Damante e Pasqua – non è l’ennesima proroga di qualche mese, ma l’estensione della scadenza fino alla metà del prossimo anno, a maggior ragione adesso che siamo di fronte a una nuova emergenza mondiale. In seguito all’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, infatti, si è generato un nuovo scenario che ha inevitabilmente provocato un impatto molto forte sull’economia globale, non solamente per le implicazioni che riguardano l’energia e la volatilità sui mercati finanziari, ma anche per le conseguenze sul commercio internazionale e la catena di approvvigionamento.
Non vorremmo che il presidente Musumeci – aggiungono i deputati – il suo capo vicario e il direttore della programmazione abbiano deciso di abbandonare proprio adesso l’azione 3.4.2, che genera una spesa di ‘soli’ 16 milioni di euro (forse per sostituirla con i bonus senza rendicontazione?), penalizzando così le imprese coinvolte in questa importante misura di finanziamento comunitario”.