Le esperienze della vita non hanno mai delle tonalità ben definite. Le vicende non sono “bianche o nere”. Hanno innumerevoli sfumature all’interno delle quali si crea un universo di senso. Come quello di un ucraino di 73 anni che è fuggito dalla sua città in cerca di salvezza e di un luogo nel quale ricominciare da capo (a sinistra nella foto di copertina).
La guerra in Ucraina ha spezzato un paese. E non si tratta soltanto delle bombe che piovono dal cielo o dai carri armati che avanzano via terra. Si tratta dei nuclei familiari e dei legami relazionali che, per un’intera vita, sono stati costituiti dalla popolazione ucraina. E che, adesso, sono stati sciolti: gli uomini, quelli in età idonea per combattere, stanno rimanendo nelle loro città per proteggerle, per rallentare l’avanzata dell’esercito aggressore. Le donne e i bambini stanno fuggendo via con qualsiasi mezzo, anche a piedi, nel disperato tentativo di raggiungere i confini di una Nazione straniera e poter beneficiare degli aiuti umanitari. Una terra senza guerra ma anche lontana da tutto e da tutti.
E c’è anche chi arriva ai centri di accoglienza da solo, con le membra stanche dal viaggio e con le spalle appesantite dal peso degli anni. Arriva spaesato, alla ricerca di chi possa comprendere la sua lingua e aiutarlo a trovare un luogo sicuro.
“Quando si è presentato al centro di registrazione, come domanda di rito, abbiamo chiesto se avesse qualche amico o familiare in un’altra Città o Nazione o se avesse delle preferenze per dove andare. L’uomo, però, non ha saputo risponderci. È solo e senza contatti, senza legami, senza una destinazione nella quale qualcuno lo attende – ci ha raccontato Giovanni Guarino, referente Graf in Ucraina (a destra nella foto di copertina) – e, dunque, gli abbiamo chiesto se volesse essere accolto da una delle realtà che a Caltanissetta si sono messe a disposizione per i profughi. I suoi occhi, ascoltando questa speranza, si sono immediatamente illuminati. Ha iniziato a elencare le attività che <<sa fare>>, come ad esempio quella di curare il giardino, per sottolineare come lui non abbia intenzione di essere una zavorra per la struttura e le persone che lo accoglieranno ma, nei limiti delle possibilità dei suoi 73 anni, una risorsa sulla quale fare affidamento. Per lui noi rappresentiamo una seconda opportunità, un’alternativa alla guerra che ha ferocemente distrutto la sua città”.
Non è facile accettare di accogliere chi sta fuggendo dal proprio Paese. Chi offre la propria disponibilità apre il proprio cuore e la propria casa con grande generosità senza nemmeno conoscere a priori la persona che arriverà, le sue abitudini e non sa nemmeno per quanto tempo durerà questa “situazione temporanea”. Accogliere un uomo anziano è una scelta ancora più coraggiosa ma che in molti nella nostra città hanno accettato di compiere.
“Mi sono subito messo in contatto con i referenti Graf a Caltanissetta e loro, con mia grande emozione, hanno trovato più di una realtà pronta ad accoglierlo. Una disponibilità che mi ha commosso soprattutto dopo aver visto con i miei occhi tutto il dolore e la paura di chi sta fuggendo dalla guerra”.
A un volto duro, buio e cupo della guerra se ne sta contrapponendo un altro: fatto della luce della solidarietà, del sostegno, dell’accoglienza di chi, indistintamente, tende una mano e chiede aiuto. E il nostro dovere è quella di afferrarla e sostenerla.