politica

Balneari, Cordaro: «Governo Musumeci preoccupato per stop alle concessioni deciso da Roma»

«Lo stop alle proroghe delle concessioni balneari è visto con grande preoccupazione dal governo Musumeci. Avevamo fatto nostro quanto sancito dalla Legge di Stabilità nazionale del 2018, con l’estensione delle concessioni demaniali al 2033, e oggi il provvedimento adottato da Roma ci appare iniquo. Seppure sia condivisibile la bontà del principio dell’evidenza pubblica, non si tiene conto della storia e degli investimenti fatti dagli attuali concessionari, né del percorso di qualità che in Sicilia avevamo intrapreso, ad esempio, con il rinnovo delle certificazioni antimafia e con l’incasso di tutti i canoni che hanno generato un introito di ben 15 milioni di euro per la Regione Siciliana».

Lo afferma l’assessore regionale al Territorio e all’Ambiente Toto Cordaro, commentando l’emendamento al decreto legge Concorrenza e il disegno di legge approvati dal Consiglio dei ministri.  «Temiamo – aggiunge Cordaro – che così i grandi operatori economici internazionali possano accaparrarsi le migliori spiagge della Sicilia. Abbiamo già proposto alla Conferenza della Regioni due punti che vanno approfonditi e che ci auguriamo vengano recepiti nell’iter parlamentare: il diritto di prelazione, che crediamo debba essere messo in campo per garantire il know-how, le somme investite e l’attività svolta negli ultimi 30 anni dagli attuali titolari di concessione; la necessità di adottare un criterio di perequazione che dia a tutti la possibilità di concorrere utilmente».

«In questi quattro anni – prosegue l’assessore – Il governo regionale ha tutelato il settore perché lo ritiene strategico sotto il profilo dello sviluppo economico e sociale della Sicilia: stiamo parlando di circa 3.000 imprenditori che offrono fino a 100mila posti di lavoro, tra diretti e indotto, e rappresentano una parte importante del Pil dell’Isola. La cui economia, colpita dal Covid, il governo regionale continuerà a tutelare. Se sarà necessario chiederemo di aprire un tavolo di confronto con l’esecutivo nazionale. Attendiamo, intanto, il passaggio in Parlamento».

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