Protetta dall’Unesco in quanto Patrimonio dell’Umanità, Pompei è l’unico sito archeologico al mondo capace di far comprendere e di far vedere lo stile di vita di una città classica, in questo caso romana nella sua interezza: dalle ville dei nobili, alle case signorili fino ai bordelli, passando per monumentali edifici pubblici e piccole botteghe artigiane.
La città romana fu sepolta dall’eruzione del Vesuvio nel 79 dopo Cristo: grazie, però, a quella tragedia rimase intatta per 1700 anni. I lavori di scavo, condotti a partire dal 1748 sotto Carlo III di Borbone, finora hanno riportato alla luce tre quinti della città che, probabilmente, aveva dai 20 ai 30 mila abitanti.
La nota di Stendhal – “E’ un piacere vivissimo vedere faccia a faccia quell’antichità sulla quale si sono letti tanti volumi”. Lo annotava Stendhal nel 1817, a testimonianza di quanto grande fosse già la fama di Pompei, ai tempi di Roma ricca città commerciale. Poi, l’eruzione: erano le 13 del 24 agosto del 79 dopo Cristo quando dal Vesuvio una nube nera di gas e pomici alta 15 km oscurò il cielo. Una pioggia di cenere, frammenti di pietra e lapilli sotterrò Pompei e tutta l’area a sud est del Vesuvio fino a raggiungere un’altezza massima di 6 metri. Morirono soffocati, i pompeiani, o colpiti dai massi.
I lupanari – La scoperta archeologica avvenne fortunosamente tra il 1594 e il 1600, mentre si lavorava alla bonifica della valle del fiume Sarno. Il percorso degli scavi è molto vasto (ben 44 ettari), ognuno quindi può definire il proprio itinerario. Tra gli edifici pubblici, c’è il Foro: centro commerciale e cuore della politica, questo spazio rettangolare del primo-secondo sec. prima di Cristo confina il Capitolium (il tempio principale), il santuario di Apollo, la Basilica (si amministravano giustizia e affari) e, oltre il Tempio di Venere, il Macellum (qui si affacciavano le botteghe), il tempio di Vespasiano e l’edificio di Eumachia dal bel fregio in marmo (lo si nota sull’ingresso dal Foro). Al suo fianco, la Via dell’Abbondanza. Percorrendola, si giunge alle Terme Stabiane: parte dell’edificio dà sul Vicolo del Lupanare, che prende il nome dal più celebre dei tanti bordelli (lupa era la prostituta) di Pompei. Alle pareti, quadretti dipinti che raffigurano diverse posizioni erotiche.
I teatri – Nelle vicinanze, il Teatro grande (dall’alto della cavea si ha un’ottima vista sugli scavi; il quadriportico dietro la scena era la caserma dei gladiatori) e l’Odeion, il teatro piccolo, utilizzato sia come sala da musica che per le assemblee pubbliche. Imboccando di nuovo la Via dell’Abbondanza, si risale fino alla Casa di Menandro, una ricca abitazione di 1800 mq. Risalendo ancora, la Casa di Loreius Tiburtinus, dalla bella loggia con giardino, la Casa di Venere (dall’affresco che immortala la dea), e la Villa di Giulia Felice, di cui sono da vedere gli appartamenti privati. Da qui si noti l’Anfiteatro, costruito per ospitare fino a 20 mila spettatori.
Le dimore – C’è poi la Pompei delle residenze private, quelle più famose in assoluto per i dipinti e le architetture degli interni: basterà che dal Foro si prosegua dritto fino alla Via della Fortuna, ed ecco la Casa del Fauno, la più grande – 3000 mq – tra i palazzi signorili. Davanti all’ingresso, sul marciapiede, la scritta Have. Alcune delle sue opere, come la stessa statua ellenistica del fauno, si trovano al Museo archeologico nazionale di Napoli. Confina con un altro capolavoro, la Casa dei Vetii, celebre per i suoi affreschi. Ma Pompei deve la sua notorietà soprattutto alla Villa dei Misteri. La si raggiunge attraversando la Via dei Sepolcri, che dalle mura cittadine portava alla costa (da notare la quantità di monumenti funebri). E’ la più bella sia per gli affreschi che per la distribuzione interna degli ambienti. Splendida la terrazza sorretta dal portico, e splendido il ciclo pittorico del triclinio: 17 m per 3, un vero record in quanto a proporzioni, in cui dominano la scena il dio Dioniso e Arianna.
Le “statue” della catastrofe – I calchi in gesso delle vittime dell’eruzione – uomini e animali – esposti all’Antiquarium di Boscoreale, a 3 km da Pompei, ultima “istantanea” di vita dei pompeiani. Altri reperti provengono da siti archeologici di Pompei, Ercolano, Oplontis, Stabiae, Terzigno, e Boscoreale, appunto. Rientra nel percorso museale anche la visita a una fattoria – una villa rustica – romana dove si produceva e si conservava il vino. Ad ogni modo, gli scavi stessi di Pompei regalano tanti, piccoli particolari della vita quotidiana: dagli attrezzi in ferro e bronzo ritrovati nella Casa del Chirurgo (esposti al Museo archeologico di Napoli) ai libretti di quietanza della Casa del banchiere, dalla bisca che accoglieva i giocatori di dadi alle tante scritte sui muri che riportano insulti o frasi d’amore.