Salute

Il quadro amaro di una città: quando la politica è cieca, sorda e muta alle istanze dei cittadini

Sergio Cirlinci

Il quadro amaro di una città: quando la politica è cieca, sorda e muta alle istanze dei cittadini

Dom, 30/01/2022 - 14:57

Condividi su:

Quando la politica è cieca, sorda e muta alle istanze dei cittadini, andandogli addirittura alcune volte pure contro, ai cittadini non resta altro che dare una svolta chiara e netta, cioè quella di scegliersi, alle prossime tornate elettorali, altri rappresentanti. Sembra tutto così semplice, ma purtroppo spesso così non è. Un basso livello economico, disoccupazione ed ignoranza rendono i cittadini schiavi della politica, questo è notorio. Troppe persone infatti, ancora oggi, si fidano delle promesse, contano nell’amico, nel parente o in colui che una volta eletto possa magari dargli un mano d’aiuto nel risolvergli qualche problema, sia esso di lavoro o di altro genere. Il clientelismo ancora oggi ha un peso importante nelle elezioni a qualsiasi livello e molti politici vivono grazie alla disperazione e alle problematica della gente. Vero è che in campagna elettorale molti, non tutti, si presentano come coloro che risolveranno le problematica che altri hanno creato, mostrando la “bacchetta magica”, il loro programma elettorale.

Ogni partito o movimento presenta il suo, spesso un copia incolla di altri che hanno avuto maggior presa e sono teoricamente inattaccabili. Avete mai letto un programma che parla di aumento di tasse o tagli vari ? Io no. Gli stessi candidati, in campagna elettorale, girano tra i quartieri raccogliendo le istanze (lamentele) dei cittadini, promettendo che in caso di loro elezione, risolveranno il tutto, pochi dicono “ci proverò”. Però, c’è sempre un però. Peccato però che una volta eletti molti di quei buoni propositi/promesse di risoluzioni delle problematiche, rimangano nelle agende, che finiscono poi per essere riposte in un cassetto, pronte per essere rispolverate al prossimo “giro”. Questo purtroppo è il classico modo di fare del politico “scarso”, che riesce a spuntarla sempre grazie anche a qualche padrino/a che gli fanno da sponsor. Attenzione la colpa è di chi li vota e rivota, loro, i politici “scarsi”, fanno il loro mestiere. Se a ciò aggiungiamo anche l’apatia di molti cittadini, la mancanza di coraggio di ribellarsi, e di coloro che fanno finta di non accorgersi di quanto avviene in città, proprio perchè si fanno abbindolare dal politico “scarso” che gli lascia sempre la speranza, allora questi personaggi non solo avranno il coraggio di atteggiarsi a grandi politici, ma al prossimo giro “pretenderanno” di essere rieletti, vantando il nulla fatto ma che nessuno gli ha mai contestato al momento giusto. Aggiungiamoci anche una certa informazione che non fa bene il suo mestiere, non avendo probabilmente la contezza del ruolo sociale che svolge.

Questo quadretto, amaro, da la raffigurazione della nostra città e spiega anche il perchè siamo arrivati a questo punto. Oggi viviamo in una situazione che definire paradossale è dire poco. A causa della pandemia, ma a dir il vero anche prima, si leggono sempre più cittadini denunciare episodi di “mala sanità” o di “mala gestio”. Ci si aspetterebbe a questo punto una “levata” generale ed invece sino a pochi giorni fa a lamentarsi erano sempre i soliti, che invece di ricevere ascolto e sostegno venivano addirittura derisi e criticati. Da qualche giorno invece, in coincidenza con la chiusura del reparto di terapia intensiva a Gela, molti si sono finalmente svegliati ed accorti di quello che altri facevano notare già da tempo. Infatti anche la provincia nissena si è mobilitata in difesa della sanità, quindi dei cittadini. A Gela è in corso una raccolta firme, dopo quella di San Cataldo e la petizione online di Caltanissetta(tanto criticata). Intervengono anche i sindaci ed il nostro Gambino ha scritto all’assessore Razza.
Ormai è chiaro ed evidente, solo uno stolto non lo capirebbe, che se da una parte si sta creando un fronte per difendere la sanità locale, quindi noi cittadini, dall’altra parte è partita una campagna a sostegno dell’ASP, dei suoi vertici e della parte politica che sta alle sue spalle, visto che ultimamente è stata abbastanza criticata da tanti cittadini, da qualche politico e sindacato locale. Probabilmente anche l’avvicinarsi delle elezioni regionali sta facendo serrare i ranghi e si tenta di dar sostegno a chi vuol a tutti i costi essere rieletto, manco fosse Matarella.

Abbiamo letto tutti, non solo sui social, ma anche su alcune testate giornalistiche, tantissime testimonianze, purtroppo negative. I cittadini e non solo loro lamentano varie inefficienze, carenza di personale, disagi al pronto soccorso, file al freddo o al caldo per le vaccinazioni o per i tamponi, lunghe attese per esami o ricoveri ed altro. Dopo tutte queste segnalazioni, come detto sopra, ci si aspetterebbe una levata di scudi e prese di posizioni nette e chiare della politica locale, Ed invece, il resto della politica locale che fa ? Tace, parla di altro, o peggio “difende”. Succede infatti che molti politici locali fanno finta di non saper nulla, altri preferiscono spostare l’argomento su altro, per non parlare poi di dichiara che tutto va bene e che anzi se qualcosa non funziona è colpa dei troppi utenti e degli “accessi inopportuni”(cit.), come se ai cittadini piacesse recarsi in ospedale per farsi una gita. Il tutto “sponsorizzato” e sostenuto da una certa informazione, o simil, non tutta fortunatamente, che da tanto spazio alle difese e niente, o molto poco, a chi critica e denuncia.
Giustissimo dare spazio a chi, giustamente, difende il proprio lavoro e che svolge con il massimo impegno, subendo spesso le direttive e le scelte di chi organizza e gestisce il tutto, meno giusto è dare la parola solo agli “amici”, che ovviamente non possono che difendere, spesso, l’indifendibile. Al contrario, raramente, ho visto o sentito chi critica o solleva problematiche, probabilmente queste persone, come coloro che hanno il coraggio di denunciare, vanno messe a tacere e quello che hanno da dire deve essere pubblicizzato in meno possibile. Non dimentichiamoci che siamo nisseni e certi storici appellativi che ci affibbiano…alla fine un fondo di verità lo devono pur avere. Ad Maiora