Cronaca

Caltanissetta, sistema Saguto. Corte d’Appello, camera di consiglio per decidere su riapertura dibattimento

La Corte d’appello di Caltanissetta si è ritirata poco fa in Camera di consiglio per decidere sulla riapertura dell’istruttoria dibattimentale del processo a Silvana Saguto, l’ex Presidente della sezione Misure di prevenzione del Tribunale di Palermo accusata di corruzione e abuso d’ufficio. Alla sbarra, con l’ex magistrata, altri undici imputati. Nella scorsa udienza erano state le difese a chiedere la riapertura del processo, dopo la sentenza di primo grado. Sempre nella scorsa udienza era stata chiesta anche la produzione di alcune trascrizioni di intercettazioni, la deposizione di testimonianze, compresi alcuni funzionari della Dia, e l’acquisizione di diversi articoli di stampa sulla presunta “gogna mediatica” che si sarebbe scatenata sulla figura dell’ ex presidente della sezione Misure di prevenzione del Tribunale di Palermo. 

La Procura generale non si era opposto alle richieste all’ascolto in aula di testimonianze mentre per le altre aveva chiesto un termine per potere interloquire. E oggi l’udienza è iniziata per l’appello e subito dopo la Corte, presieduta da Marco Sabella, si è ritirata in Camera di consiglio per sciogliere le riserve. La prima udienza era iniziata, la volta scorsa, con la lettura della relazione introduttiva del presidente della Corte d’appello di Caltanissetta. In primo grado Silvana Saguto, l’ex giudice nel frattempo radiata dalla magistratura, era condanna statata a otto anni e mezzo di reclusione per la gestione dei beni sequestrati, insieme con il suo ‘cerchio magico’. 

Saguto, difesa dagli avvocati Antonino e Giuseppe Reina, non è in aula. L’accusa è rappresentata in aula dalla procuratrice generale, Lia Sava e dalla pm Claudia Pasciuti, applicata al processo d’appello. Caduto il reato di associazione per delinquere, Saguto è accusata, tra gli altri capi di imputazione, di corruzione e abuso d’ufficio. Per i giudici, che nell’ottobre di un anno fa hanno condannato l’ex giudice gestito i beni sequestrati e confiscati alla mafia “con interessi familistici” per “favorire amici e parenti”, come dice la procura. l’ ex presidente della sezione misure di prevenzione del tribunale di Palermo è stata condannata in primo grado anche a risarcire 500 mila euro alla presidenza del Consiglio dei ministeri, strutturasi parte civile nel processo. 

Un risarcimento compreso tra 50 mila e 400 mila euro in favore della presidenza del Consiglio dovrà essere versato anche da altri sei imputati: tra questi il ​​marito di Saguto, Lorenzo Caramma, e l’avvocato Gaetano Cappellano Seminara.

 A sette anni e sei mesi era stato condannato l’avvocato Gaetano Cappellano Seminara, il “re” degli avvisi giudiziari per il quale la procura aveva chiesto la condanna a 12 anni e tre mesi. Sei anni e 10 mesi per l’ex professore della Kore Carmelo Provenzano. Tre anni per l’ex prefetta di Palermo Francesca Cannizzo. Un “sistema perverso e tentacolare”, lo avevano definito i pubblici ministeri Maurizio Bonaccorso e Claudia Pasciuti nel corso della requisitoria del processo di primo grado. Assolti invece Vittorio Saguto, padre dell’ex magistrato, Aulo Gigante e Lorenzo Chiaramonte, ex giudice della sezione Misure di prevenzione. 

Le assoluzioni diventano definitive. Questi gli altri condannati dal Tribunale di Caltanissetta in primo grado: all’ingegner Lorenzo Caramma, marito di Silvana Saguto, sei anni e due mesi di carcere; a Roberto Nicola Santangelo, amministratore giudiziario, sei anni e due mesi; all’avvocato ed ex amministratore giudiziario Walter Virga, un anno e 10 mesi; a Emanuele Caramma, figlio di Saguto; a Roberto Di Maria, preside della facoltà di Giurisprudenza di Enna, due anni e otto mesi; a Maria Ingrao, moglie di Provenzano, quattro anni e due mesi; a Calogera Manta, cognata di Provenzano, quattro anni e due mesi; al colonnello della Dia Rosolino Nasca, quattro anni. 

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