Salvatore Falzone, coordinatore del Movimento “Le Spighe” di San Cataldo contesta l’indicazione dell’unione Europea di essere eccessivamente political correct per non urtare la sensibilità di alcun cittadino.
A finire nel mirino, questa volta, è l’etichettamento di un particolare sesso o stato civile (in questo caso “Signora” o “Signorina” per rivolgersi a una donna sposata o nubile) e le festività religiose.
Il “Natale”, viene svuotato di valore per essere sintetizzato a una “festività”.
“Ma davvero augurare “buon Natale” può urtare la sensibilità di qualcuno – si chiedono i referenti di Le Spighe -? E qual è il nesso tra rispetto per tutte le religioni e cancellazione delle radici cristiane dell’Europa?
Come noto, la Commissione ha diramato le linee guida sulla comunicazione interna dal titolo “Union of Equality”. Un dossierino, successivamente ritirato, che insegni ai funzionari Ue una neolingua inclusiva e non discriminatoria. Trentadue pagine di suggerimenti: “buone feste” al posto di “buon Natale”, “periodo delle vacanze” anziché “periodo natalizio”. Oppure: “evitare di considerare tutti cristiani”. E ancora: non usare nomi come “Maria o Giovanni” perché richiamano la tradizione cristiana…
L’ossessione delle istituzioni europee per l’uso di un linguaggio che non faccia sentire nessuno discriminato – continua l’avv. Falzone – finisce per produrre un effetto:quello di escludere invece che includere. Un paradosso. Una discriminazione al rovescio.
Qui non è in discussione il principio della laicità dello Stato (che tra l’altro scaturisce direttamente dalla massima evangelica del “dare a Cesare quel che è di Cesare e a Dio quel che è di Dio”). Né del rapporto Stato-Chiesa.E’innanzitutto una questione culturale, oltre che di buon senso.
Di fronte alle idiozie di cui è infarcito il vademecum europeo non è nemmeno il caso di scomodare i maestridel libero pensiero né il magistero dei pontefici. Certo, è fin troppo evidente che dietro la ridefinizione del linguaggio si nascondono inquietanti disegni di ricostruzione della società europea.
Che c’entra San Cataldo? C’entra, eccome. Nel nostro piccolo, infatti, rivendichiamo il diritto di non essere discriminati e la libertà di tutelare identità e tradizioni. E pertanto – prosegue il coordinatore – invitiamo il sindaco a elaborare sin da subito – anche con il contributo delle associazioni e delle istituzioni culturali presenti nel territorio – un progetto che promuova sistematicamente i valori fondativi dell’identità locale e della tradizione popolare.
Il Natale ormai imminente può essere l’occasione per organizzare una serie di eventi che alimentino il senso di appartenenza della comunità sancataldese e valorizzino i simboli della tradizione: dal presepe alle novene.
Da parte nostra – conclude Falzone – ci faremo promotori di un incontro culturale aperto al pubblico per riflettere criticamente sulle questioni sollevate dall’ennesima sortita della Commissione europea.
Nella foto: il Presepe monumentale che da qualche anno si organizza nel quartiere Gabara di San Cataldo.