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Rassegna stampa. Reddito di cittadinanza, nel 2021 truffe per 200 milioni: è già quasi il triplo di un anno fa

Si sente talmente tanto spesso che ormai la notizia sembra vecchia: “furbetti” con la Ferrari o con due lavori in nero hanno intascato il Reddito di cittadinanza non avendone diritto. L’operazione di questa mattina dei Carabinieri del comando interregionale per il sud Italia ha aggiunto altra carne al fuoco, con 5 mila nuove violazioni registrate tra aprile e lo scorso 17 ottobre e altrettante denunce inviate alle autorità competenti. Ma complessivamente, quante sono queste violazioni? Secondo i dati che Open ha raccolto da Carabinieri e Guardia di finanza – le due principali autorità di polizia giudiziaria che si occupano di rintracciare le violazioni – se fermiamo il conteggio a ottobre, e approssimando per difetto, siamo già a circa 200 milioni di prestazioni erogate e non dovute per il solo 2021.

E il dato più preoccupante è che, anche se l’anno non è ancora finito, il conteggio arriva già a quasi il triplo di quanto riscontrato nel 2020, se parliamo di soldi, e pure i denunciati sono più che triplicati. Va comunque notato che le cifre identificate complessivamente nel corso delle indagini non arrivano neppure alla metà dell’investimento fatto dallo Stato. Dalla prima metà del 2019 alla fine dell’anno attuale è stata prevista una spesa di 19,6 miliardi. Il primo anno erano 3,8, 7,2 nel 2020 e 8,6 per il 2021. Per il 2022 sono stanziati 7,7 miliardi.

La crescita delle violazioni

Ma per farsi un’idea più precisa è utile andare in ordine: da inizio anno al 30 ottobre, i Carabinieri hanno rintracciato 9.247 percettori del reddito di cittadinanza che, almeno stando alle prime indagini, non ne avevano diritto, per un totale di 41.359.042 euro assegnati indebitamente. Da inizio anno al solo agosto scorso, invece, la Guardia di finanza ha rintracciato circa 16mila “furbetti” per un totale di 77 milioni di euro distribuiti a chi non avrebbe titolo per ricevere l’aiuto. L’anno scorso il fenomeno ovviamente esisteva già, ma i numeri erano più ridotti.

I Carabinieri avevano scovato 1.408 persone che ricevevano il sussidio non avendone diritto per un totale di 5.614.247 euro spesi dallo Stato senza che ce ne fosse bisogno. La Guardia di finanza aveva trovato 5.868 responsabili di violazioni per circa 50 milioni di euro. Dalla nascita del Reddito di cittadinanza ad oggi, poi, i Carabinieri hanno rintracciato violazioni per complessivamente 48 milioni di euro. Da questo conteggio stiamo tenendo fuori le violazioni rintracciate prima che i soldi fossero effettivamente pagati. La sola Guardia di finanza, infatti, avendo accesso alla banche dati (dalle operazioni sospette sui conti correnti all’Agenzia delle entrate), riesce anche a bloccare le erogazioni prima che avvengano. E’ un totale di 90 milioni, 13 nel 2020 e circa 77 nel 2021.

Gli stranieri

Anche l’Inps ha fatto i propri controlli, e sommando anche quelli la cifra sale ulteriormente. Al momento i dati che ha diffuso lo stesso istituto previdenziale distinguono solo chi ha subito la revoca dell’assegno e chi è decaduto, ma non quale cifra lo stato aveva “investito” su di loro. In ogni caso, un numero c’è: nel solo 2021, da inizio anno a settembre, le revoche sono state 123.697, di cui 67.449 a stranieri che hanno diritto ad ottenerlo o perché comunitari o perché titolari di permessi di soggiorno, le decadenze 589.859, 82.684 per i soli cittadini stranieri.

Posto che a “decadere” sono soprattutto quelli che rinunciano, almeno nei numeri dell’Inps la percentuale di revoche che riguarda stranieri è effettivamente molto rilevante. Va detto però che in questo conteggio non sono citati solo coloro che hanno fatto i “furbi” ma tutti coloro che per qualche motivo, in fase di accertamento, sono risultati non idonei. E quindi è in parte normale che nei criteri legati ad esempio alla residenza in Italia da 10 anni ci siano molti cittadini stranieri (20 mila revoche Inps riguardano solo questa singola voce).

Gli strumenti

La varietà tra i diversi numeri evidenzia anche un altro problema: gli strumenti a disposizione di chi verifica sono molto diversi tra loro. I Carabinieri partono esclusivamente da verifiche sul territorio o da altre indagini. Una verifica in un cantiere edile, una persona sottoposta ai domiciliari che non si fa trovare a casa, sono tutti casi in cui scatta anche il controllo sull’esistenza di un reddito di cittadinanza. Solo la Guardia di finanza ha i poteri di incrociare diverse banche dati, mentre l’Inps verifica le domande sulla base dei documenti presentati.

Gli addetti ai lavori spiegano che, con poteri di indagine maggiore, i casi rintracciati probabilmente aumenterebbero. Le denunce per truffa, poi, portano all’immediata sospensione ma per riavere indietro i soldi di tempo ce ne vuole: solo dopo il processo e l’eventuale condanna lo Stato può rivalersi nei confronti di chi l’ha truffato e chiedere indietro i soldi. Negli anni gli strumenti per confiscare i beni sono diventati più forti. Ma, specie quando parliamo di cifre basse a persone che formalmente non posseggono molti beni, rivalersi può diventare complicato.

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