Rassegna stampa

Rassegna stampa. Processo Adnan, investigatore svela: “Nel mobile della cucina trovammo il coltello con la lama insanguinata”

Non solo le coltellate al corpo per ucciderlo, ma anche colpi alla testa, probabilmente sferrati con una bottiglia, che gli causarono un ematoma. Brutalità gratuita quella impiegata dai killer per uccidere il pakistano Adnan Siddique, così come l’ha descritta il luogotenente dei carabinieri Attilio Granatelli deponendo ieri in Corte d’assise (presidente Roberta Serio, giudice a latere Simone Petralia) nel processo per l’omicidio del giovane pakistano, risalente alla notte tra il 3 e il 4 giugno 2020. Dieci gli imputati a vario titolo per l’omicidio e anche per le accuse di sfruttamento di lavoratori pakistani, oltre che per Muhammad Shoaib, 28 anni, Bilal Ahmed inteso “Muhammad Bilal”, 24 anni, Muhammad Sharjeel Awan, 21 anni, Ali Imran inteso Cheema, 29 anni, Shujaat Ali, 33 anni e Nawaz Muhammad, 33 anni – che rispondono innanzitutto dell’uccisione di Adnan Siddique – e poi anche Sehzad Khuram, 34 anni, Arshad Muhammad, 38 anni, Muhammad Mehdi, 49 anni e la canicattinese Giada Giarratana, 22 anni.

Stando agli accertamenti dell’Arma due dei componenti del commando individuati dagli investigatori, Muhammad Shoaib e Shujaat Ali, avevano fatto largo uso di cocaina e alcol prima di compiere l’agguato insieme agli altri complici. Entrambi vennero riconosciuti grazie alle riprese delle telecamere di sorveglianza installate nella zona e grazie alle riprese e alle intercettazioni telefoniche furono identificati anche Cheema e Bilal e successivamente Muhammad Sharjeel Awan e Nawaz Muhammad come partecipanti all’omicidio. Awan, stando al racconto di Granatelli, venne trovato in casa propria alle 2 di notte del 9 giugno 2020.

«Era sul letto – ha spiegato il teste – vestito, indossava le scarpe e il cellulare acceso e i documenti in tasca. In cucina trovammo coltelli e cacciaviti completamente puliti e in un garage di proprietà del padre, in via Consultore Benintendi, trovammo uno zaino con i documenti di identità di Shoaib e Bilal». Granatelli, nel ripercorrere le tappe dell’indagine, ha ricordato che gli investigatori di polizia e carabinieri, erano riusciti a rintracciare Shoaib e Ali dopo che entrambi si erano rifugiati in casa del connazionale Muhammad Mehdi, che viveva in via Fornaia, poco lontano da via San Cataldo, dove viveva la vittima. «Citofonammo – ha ricordato Granatelli – e Mehdi esitò ad aprire. Quando riuscimmo ad entrare notammo diverse bottiglie di birra e delle arachidi sul tavolo. Abbiamo avuto la sensazione che Mehdi non fosse solo e infatti, perquisendo la casa, trovammo Shoaib e Ali. Su uno dei mobili della cucina trovammo anche un coltello con la lama da 21 centimetri intrisa di sangue».

Il teste ha raccontato che nel periodo precedente al delitto alcuni imputati erano stati denunciati sia da Adnan Siddique che da altri pakistani per minacce e sequestro di persona. Siddique, che aveva 32 anni quando venne ucciso, aveva pure denunciato di avere subito un furto in casa e Granatelli ha confermato che aveva anche aiutato alcuni connazionali a presentare delle denunce. In un passaggio della deposizione l’investigatore, rispondendo ai pm Chiara Benfante, Massimo Trifirò e Stefano Strino, aveva fatto cenno al fatto che i contrasti tra gli autori del delitto e le persone offese erano originati da questioni di lavoro. Ma, a seguito dell’opposizione dei difensori, è stato “stoppato” perché stava riferendo sul contenuto di testimonianze rese da alcuni pakistani.

Difensori gli avvocati Salvatore Baglio, Massimiliano Bellini, Riccardo Contardi, Giuseppe Dacquì, Giovanni Di Giovanni, Vanessa Di Gloria, Rosario Di Proietto, Diego Giarratana, Chiara Matraxia, Viviana Giugno ed Elvira Gravagna. Nel processo sono parte civile i familiari di Adnan Siddique, il Comune di Caltanissetta, il Movimento volontariato italiano (Movi), la comunità I girasoli di Milena, i sindacati Cgil e Flai Cgil, l’associazione Proxima e alcune vittime delle presunte vessazioni degli imputati con gli avvocati Salvatore Patrì, Giovanni Annaloro, Rosaria Sammartino, Adriana Vella, Monia Giambarresi, Valeria D’Anca, Maria Ricotta, Stefania Giambra, Jennifer Guarino, Lia Minacapilli, Graziano Baglio, Marco Lomonaco e Giuseppe Orlando. Prossima udienza a fine gennaio

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