Che il cannabidiolo (comunemente indicato con la sigla CBD) sia una sostanza che apporta numerosi benefici alla salute è ormai cosa nota, molti studi scientifici hanno analizzato la molecola nel dettaglio e hanno confermato la sua sicurezza e la sua utilità.
Il cannabidiolo, ad esempio, è l’elemento principale del cosiddetto CBD oil che si trova in commercio praticamente ovunque. Ne esistono di diverse varietà e composizioni, e il miglior olio di CBD è sicuramente quello di origine biologica e senza aggiunta di conservanti.
Ed è proprio la Cannabis light, e di
conseguenza il suo principale componente (il cannabidiolo appunto) ad essere
oggetto di numerosi dibattiti circa la sua legalità, in Italia e nel resto
d’Europa. Perché se è chiaro che il CBD non sia una sostanza stupefacente,
quando si parla di Cannabis molti ancora la associano alla droga, senza sapere
che questa pianta, privata del THC – il responsabile della dipendenza – è del
tutto innocua.
In questo articolo cercheremo di far luce circa le normative vigenti in Italia e nel resto d’Europa circa l’utilizzo della Cannabis light e del CBD, ma prima un piccolo ripasso sul cannabidiolo.
Il cannabidiolo, o più semplicemente CBD, è uno dei principali metaboliti della Cannabis sativa, una pianta estremamente versatile classificata da Linneo nel 1753.
Il cannabidiolo fa parte della vasta famiglia dei cannabinoidi, molecole che hanno la capacità di legarsi al sistema endocannabinoide dell’organismo umano, andando così ad alterarne le risposte, sia in positivo che in negativo.
L’aspetto negativo dei cannabinoidi è legato ad un componente in particolare: il delta-9-tetraidrocannabinolo, meglio noto come THC. Questo metabolita va a interagire con i recettori endocannabinoidi CB1 del nostro sistema nervoso centrale, provocando una risposta psicotropa, ovvero altera lo stato psico-fisico del soggetto che lo assume. Oltre a questo, causa anche dipendenza.
È per “colpa” del THC che la Cannabis ha avuto per lungo tempo una pessima fama, ma oggi è stata riabilitata proprio grazie al CBD, che non causa dipendenza, non ha effetti psicotropi, e apporta numerosi benefici all’organismo.
La Cannabis che possiede solo il CBD è detta Cannabis light o Cannabis legale, perché il suo consumo è consentito dalle diverse normative in vigore. Ed è proprio di queste leggi che andremo a discutere nel paragrafo successivo.
L’Europa ha riconosciuto ciò che la comunità scientifica da sempre dichiara: il cannabidiolo non è pericoloso e non è stupefacente.
In questo senso si è raggiunta una grande vittoria per il CBD che è stato eliminato dalla tabella delle sostanze dannose per la salute umana, un documento emesso nel 1961.
Questo è stato reso possibile dalla CdN (Commissione droghe delle Nazioni Unite) che ha “ascoltato” l’appello dell’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità), la quale ha posto più volte l’accento sull’utilità del CBD in ambito medico e farmacologico, esortando perciò le istituzioni internazionali ad assumere un atteggiamento più elastico nei confronti della canapa.
Ogni Stato membro della Comunità europea deve quindi rispettare la classificazione ottenuta dal CBD come non stupefacente e quindi legale. È ovvio che ogni nazione può legiferare in piena autonomia circa questo componente, ma sempre nel rispetto delle normative europee.
Infatti non è permesso a nessuna legge di un singolo Paese, di scavalcare ciò che è stato deciso dalle normative europee.
Chiarito ciò che accade in Europa, andiamo a vedere cosa succede in Italia, tenendo sempre conto che ormai il CBD non può più essere vietato.
L’Italia si uniforma al resto d’Europa ed elimina il CBD dalla tabella delle sostanze stupefacenti (un elenco redatto secondo il DPR 309/90).
In realtà fa molto di più: con la legge n. 242 del 2016, non solo ribadisce la legalità della Cannabis, ma addirittura ne incentiva la coltivazione e la produzione, riconoscendo a questa pianta un importante ruolo ecologico. Le coltivazioni di canapa, infatti, aiutano nella lotta contro la perdita di biodiversità ambientale e contro l’impatto ecologico dell’agricoltura.
Ovviamente si parla di Cannabis light e quindi è consentita la coltivazione solo di quelle piante il cui contenuto di THC sia uguale o inferiore allo 0,2%, ammettendo una tolleranza dello 0,6%.
Questa legge però si presta a equivoci e contraddizioni: nella norma viene menzionato solo il THC, inoltre non si parla di assunzione di Cannabis light, ma solo della sua coltivazione e commercializzazione. Riuscite a vedere la falla? In pratica la legge dice che si può coltivare e vendere Cannabis light, ma non si esprime circa il suo effettivo utilizzo.
Usare il CBD quindi si può o no? Dal momento che la legge non si esprime né contro né a favore del CBD, e poiché questo non è classificato più come stupefacente grazie alle norme europee, possiamo affermare che si può assumere in tutta tranquillità.