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Caltanissetta, inaugurato il murales “dall’Inferno al Paradiso”: i colori di Mirco Cavallotto “Loste” per ricordare i Carusi di Gessolungo

Marcella Sardo

Caltanissetta, inaugurato il murales “dall’Inferno al Paradiso”: i colori di Mirco Cavallotto “Loste” per ricordare i Carusi di Gessolungo

Sab, 20/11/2021 - 21:34

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A Caltanissetta in via Rosso di San Secondo è stato inaugurato il quarto murales che, su commissione di Michele Spena, Presidente dell’associazione dei Piccoli Gruppi Sacri e con il finanziamento del Gruppo Romano, l’artista Mirco Cavallotto in arte Loste ha realizzato ispirandosi alla tragedia avvenuta il 12 Novembre 1881 nella miniera Gessolungo e alla realizzazione de “La Veronica”, la prima Vara che ancora oggi sfila in processione il Giovedì Santo.

Quello che a un primo sguardo potrebbe sembrare un “abbellimento” di una via cittadina che collega l’antico centro storico con il resto della città, in realtà, è sempre più un “museo a cielo aperto” nel quale, osservando i particolari delle immagini, si può leggere la storia iconografica della città, la sua devozione religiosa, il suo bisogno di riscatto da un passato difficile e da un futuro che ha bisogno di un rilancio soprattutto legato alla voglia di recupero dell’identità locale.

Il valore aggiunto di queste opere d’arte è proprio quello di raccontare la tradizione cittadina, quella della Settimana Santa con le sue Vare e Varicedde e le altre processioni, attualizzandone il messaggio e contestualizzandolo a quanto vissuto oggi, nel XXI secolo.

“Dall’inferno al Paradiso”, questo è il titolo della nuova opera, segue proprio questo filone narrativo raccontando come, dalla tragedia avvenuta nelle viscere della terra, l’esplosione generata da una scintilla di grisou che si è incontrata con una di acetilene facendo morire 65 minatori di cui 19 carusi, può rinascere la speranza di un futuro migliore e nel quale è necessario prendersi maggiore cura dei figli di questa terra offrendo loro migliori condizioni di lavoro, opportunità di vita e benessere.

Video di CaltanissettaLive

“Ringrazio Michele Spena per avere promosso e portato avanti questo progetto commemorativo dei 140 anni dalla tragedia di Gessolungo proseguendo il suo desiderio di destagionalizzare la Settimana Santa e promuovere il turismo religioso nel nostro Comune – ha commentato il Sindaco Roberto Gambino -. Amare la propria città vuol dire impegnarsi per farne emergere la bellezza investendo energie e risorse per andare alla ricerca di idee e coinvolgendo la società civile, istituzioni pubbliche, associazioni private e imprenditoria locale”.

Un evento che grazie al Presidente Regionale Nello Musumeci, che ha istituito la Giornata delle vittime delle miniere proprio il 12 novembre, adesso acquista una risonanza ancora più ampia sottolineando come non è più accettabile dimenticare quanto è successo.

Michele Spena ha aperto l’inaugurazione citando l’omelia che il Vescovo Mario Russotto ha tenuto in Cattedrale l’11 novembre scorso alla presenza di tutte le autorità cittadine e militari quando aveva ribadito che “la giornata della memoria è la luce della nostra dignità, la speranza di una nuova solidarietà, la fede di un Dio che incontriamo nei tunnel e nelle miniere della nostra esistenza e della nostra anima”. Frasi che il Vescovo della Diocesi di Caltanissetta ha invitato a portare “nel cuore” per poter fungere da guida per le azioni che ciascuno compie.

Il Vescovo, presente all’inaugurazione sia con la preghiera sia con il gesto formale di accendere le luci e scoprire la targa celebrativa, ha voluto sottolineare come “il marchio” o l’impronta lasciata dalla vicinanza con Dio è proprio il messaggio che vuole trasmettere la Veronica che incontra Cristo durante la via Crucis. Quella stoffa, nel quale rimane impresso il volto di Gesù sofferente, vuole sottolineare come non c’è dolore, problema o difficoltà che con la fede in Dio non possa essere affrontato e accettato. E, mentre i fanciulli della miniera morendo recuperano la libertà, la gioia e la possibilità di “tornare alla luce”, il volto di Cristo sul velo, in un angolo del Murales, resta “offuscato” e in chiaroscuro. Una scelta che l’artista Loste ha volutamente accentuato con le tonalità delle sue bombolette spray e che il Vescovo Russotto ha valorizzato apprezzando quel “buio che assorbe il dolore della miniera”.

Commovente il “minuto di silenzio” che è stato rispettato prima della benedizione dell’opera d’arte poiché il raccoglimento nella preghiera è coinciso con il tramonto del sole. Una penombra “dall’alto” che è stata compensata dall’illuminazione realizzata sul murales e dalle luci della Vara della Veronica, eccezionalmente fatta uscire dal Museo di via Colajanni, con la fondamentale collaborazione dell’Associazione Giovedì Santo e dell’Associazione Sacra La Lega San Michele che ne è detentrice, per essere trasportata al fianco dell’opera d’arte che ha ispirato. Il maestro Valerio Palumbo della Banda San Pio X ha intonato il “Silenzio” con la sua tromba.

E i riflettori si sono accesi sui sorrisi di quei Carusi finalmente liberati dalla loro vita. Di quei bambini trattati come adulti e mandati a lavorare in miniera già dall’età di 5 anni, ceduti ai padroni come “soccorso morto” in cambio dell’anticipo di una somma in denaro necessaria per sostenere l’intera famiglia e talvolta mai interamentefinita di pagare. “Una dura e triste pagina della storia siciliana” che, come aveva sottolineato il Presidente della Regione durante la commemorazione al Cimitero dei Carusi lo scorso 12 Novembre, è stata attuata nel silenzio delle istituzioni che sapevano ma non agivano consentendo il reiterato sfruttamento dei minori.

“Il sorriso, in alcuni appena accennato in altri apertamente mostrato mentre, con una giravolta scoprono il piacere e il diritto di giocare – ha proseguito il Vescovo -. La consapevolezza di avere, finalmente, trovato la libertà e la redenzione grazie alla Veronica che, sullo sfondo, è come se avesse asciugato il volto sofferente di questi bambini e l’avesse poi mostrato e dato a Cristo donandogli il loro dramma. Ed è Gesù che, prendendo in carico il loro dolore, va a morire offrendo a quei bambini la gioia del Paradiso”.

Un messaggio assolutamente attuale e da dover contestualizzare alla condizione odierna creando una città nella quale i bambini e i ragazzi devono trovare un “paradiso di accoglienza e solidarietà”.

Una visione condivisa dal Gruppo Romano che all’inaugurazione è stato rappresentato da Valentina Agliata. L’imprenditrice ha voluto ringraziare Michele Spena per averli coinvolti in questo progetto di finanziamento dell’opera perché “tutti noi siamo legati alle miniere della Provincia di Caltanissetta e abbiamo avuto nonni o bisnonni che vivevano o lavoravano nel settore come minatori o carusi. Un’opera d’arte non contribuisce solo ad aumentare la bellezza in città ma rappresenta uno sprone per prenderci cura dei tanti bambini che ancora hanno bisogno di avere sostegno economico e morale. Ed è importante non dimenticare mai questo invito”.

Non abbandonare nessuno indietro, non voltare il viso dall’altra parte ignorando che c’è chi vive nel buio, nel dolore, nella disperazione. Non fingere che “tutto vada bene” soltanto perché qualcuno, in apparenza, ha una vita agiata.

Non è facile scendere nelle “viscere” di un problema ma, “sprofondare” nel buio, è necessario per assicurarsi che nessuno possa rimanere intrappolato dentro. I corpi dei minatori della Sezione Calafato, morti il 12 Novembre del 1881, sono rimasti intrappolati sotto le macerie per 20 giorni. Alcuni di loro, 9 Carusi, sono stati seppelliti senza nome, senza memoria, senza ricostruirne le radici genealogiche.

Quel murales, dalle tinte gialle, grigie e nere, deve risvegliare la coscienza dello spettatore incitandolo a indignarsi di quella vicenda ma, al contempo, a immedesimarsi con “La Veronica” che, compassionevole, si è fermata, ha superato le guardie ed è andata ad aiutare Gesù sofferente asciugandogli il volto insanguinato.

Un coraggio che i Nisseni dovrebbero imparare ed emulare.