Primopiano

Caltanissetta e il suo bisogno di riscatto da Gessolungo nella “Giornata della memoria delle vittime nelle miniere”

La prima Giornata Regionale della Memoria delle Vittime nelle Miniere è stata a celebrata a Caltanissetta con la deposizione di una Corona e una cerimonia tenuta al Cimitero dei Carusi alla quale, oltre alle autorità cittadine e le associazioni del territorio, ha partecipato anche il Presidente Nello Musumeci.

Si è trattato di uno degli eventi promossi nella città che nel passato era considerata la “Capitale dello zolfo” e nella quale, nella miniera di Gessolungo il 12 novembre 1881 alle 6 del mattino, per uno scoppio generato da una scintilla di grisou che si è incontrato con una fiamma di acetilene, persero la vita 65 minatori di cui 19 Carusi, 9 di loro mai riscattati dalle famiglie. Corpi seppelliti ma rimasti “senza nome” nella lastra commemorativa di marmo che riporta soltanto la definizione “caruso” rimarcando il vuoto dell’abbandono e del dolore.

Quei minatori, di cui 16 morirono in ospedale dilaniati dal dolore e i restanti furono recuperati circa 20 giorni dopo dalle viscere della terra, furono seppelliti in un campo che, oggi, è stato riqualificato e destinato alla memoria.

Un luogo oggi generalmente circondato dal silenzio delle campagne nissene ma nel quale, in passato, riecheggiavano i passi dei minatori che si spostavano verso la miniera, avvolti dal buio mentre andavano o rientravano dalla miniera.

Una tragica esperienza di cui è necessario fare tesoro non soltanto per riscattare le vittime ma anche per educare e formare le nuove generazioni.

Il ricordo di quei ragazzi è stato riportato nella sua drammatica essenzialità con l’iniziativa promossa dal Presidente dell’associazione Piccoli Gruppi Sacri Michele Spena e immediatamente abbracciata dal Comune di Caltanissetta, dalla Diocesi di Caltanissetta, dall’Istituto musicale Vincenzo Bellini e da tutte le associazioni che gravitano attorno alla Settimana Santa.

Un grande momento di cultura e di affermazione dell’identità cittadina iniziato con “il silenzio” suonato davanti al vara della Veronica in Cattedrale (nella foto di copertina) e poi spostato al Cimitero dei Carusi. Tutto è iniziato con la lettura di un brano di Leonardo Sciascia che narra, con un monologo, di un giovane minatore che, pur di fuggire alla Zolfara preferisce arruolarsi in guerra poiché la morte in battaglia, in un paese lontano e sconosciuto, sarebbe un’alternativa migliore. Un racconto che racchiude in sè il dolore e l’essenza della vita di un’intera comunità cittadina.

Al Cimitero dei Carusi quella corona, deposta a quattro mani dal Presidente della Regione Sicilia Nello Musumeci e dal Sindaco di Caltanissetta Roberto Gambino, ha suggellato il riconoscimento di una tragedia che per troppo tempo è rimasta nascosta sottoterra con il tacito silenzio delle istituzioni che si sono voltate dall’altro lato, ignorando il dolore la sofferenza di quei Carusi.

“Ragazzi – ha commentato il Presidente Musumeci – durante una diretta streaming diffusa sulle testate giornalistiche online della città – soltanto voi potete cambiare la Sicilia e lo potete fare con il vostro impegno e il vostro spirito innovativo che non è caratterizzato da quella rassegnazione che invece troppo spesso contraddistingue noi adulti”.

Il Cimitero dei Carusi è stato rivalutato riscattato grazie all’impegno e l’iniziativa di Mario Zurli dell’associazione “Amici della Miniera”, per il quale, in rappresentanza, alla cerimonia era presente la figlia Laura, oggi dirigente dell’Istituto Mottura di Caltanissetta, ex istituto minerario.

“E’ un giorno in cui siamo insieme per una memoria corale – ha ribadito la dirigente -. Questo cimitero non deve essere un luogo di morte e desolazione ma un incentivo per costruire un futuro insieme ripartendo da identità, territorio e appartenenza”.

Sono proprio gli studenti i destinatari di questo nuovo messaggio di cui fare tesoro traendo un insegnamento che consenta di costruire un futuro che non tolleri più la presenza di schiavitù professionale o di un sacrificio che costi la una vita umana. E’ necessario, infatti, che politica, istituzioni pubbliche, scuole e associazioni lavorino insieme per creare una società più aperta, solidale, attenta agli emarginati e a chi non ha garantiti i diritti”.

Una giornata che, come ha sottolineato l’assessora alla cultura Marcella Natale è stata volutamente “destinata agli studenti, coetanei di quei carusi che, invece di studiare nei banchi di scuola e vivere con spensieratezza l’adolescenza, scendevano in miniera rischiando la vita”.

Una giornata commemorativa per “Non dimenticare” ciò che l’uomo è stato capace di accettare o di ignorare. Da quella tragedia di 140 anni fa a Gessolungo sono derivate tante differenti esperienze di vita.

Racconti delle famiglie consumate dal dolore e strappate dai loro uomini senza distinzione di età. Adulti e bambini, tutti morti nell’esplosione.

Racconti delle famiglie di quei 55 minatori che riuscirono a salvarsi, usciti dalla miniera feriti, ma vivi. Uomini “ricompensati” con una pensione che ha permesso loro di riscattarsi da una vita amara, di non condannare i figli a diventare a loro volta dei “Carusi” e le loro donne a rimanere vedove.

La tragedia di Gessolungo, ancora oggi, ha tanto da raccontare con la sua storia di emarginazione sociale, lavoro minorile, condizioni di lavoro estremo e intenso fervore religioso.

La Sovrintendente ai BBCC di Caltanissetta Daniela Vullo, intervenendo dalla Chiesa Santa Maria La Nova, davanti alla Vara della Veronica portata per l’occasione in Cattedrale, ha raccontato di quella devozione che spingeva i minatori ad affidarsi a Dio e, dopo la tragedia, a rendere onore e commemorare i caduti commissionando ai Biangardi, scultori napoletani, la Vara della Veronica. Un gruppo sacro realizzato con una innovativa tecnica scultorea che univa cartapesta e legno in modo da rendere la Vara abbastanza leggera per essere portata in spalla in processione durante i riti sacri del Giovedì Santo. Un’opera realizzata con grande capacità artistica al punto da apparire come se fosse realizzata completamente in legno e mantenere nei volti dei protagonisti il dolore, la compassione ma anche quella una scintilla di speranza che invita a non arrendersi alle vicissitudini della vita.

La manifestazione commemorativa si è conclusa in via Rosso di San Secondo dove l’artista Mirco Cavallotto Loste realizzerà, con il contributo del Gruppo Romano, un murales dedicato proprio ai Carusi morti nella tragedia di Gessolungo dove erano presenti, per il primo tocco di colore, due ex minatori, Ferdinando Cervellione e Giuseppe Grillo. I due ex dipendenti hanno ricordato l’emozione di scendere per la prima volta in miniera e quella condizione di vita da accettare pur di “lavorare” e portare a casa “i soldi per mangiare”.

“Via Rosso di San Secondo è diventato un museo a cielo aperto – ha concluso il Presidente dell’associazione Piccoli Gruppi Sacri Michele Spena – che continua ad arricchirsi di opere che simbolicamente raccontano la storia e l’identità cittadina per rafforzare quella memoria storica fatta di pagine nere e pagine colorate ma tutte da rivalutare e dal quale trarre un insegnamento per far crescere il nostro territorio”.

“Non ci fermeremo adeporre i nostri fiori su queste tombe che sono rappresentative di una storia terribile che ha segnato per sempre la nostra terra – ha concluso il Sindaco Roberto Gambino -. Il nostro intento è quello di continuare a onorare la storia della città e ringraziamo il Presidente Musumeci per aver istituito la giornata commemorativa proprio il 12 novembre in memoria di Gessolungo”.

Guarda la diretta della giornata

https://www.facebook.com/ilFattoNisseno/videos/592620941980105

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