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Caltanissetta, depistaggio Borsellino. Scarpinato: “Su ‘mafia e appalti’ no insabbiamento”

Redazione

Caltanissetta, depistaggio Borsellino. Scarpinato: “Su ‘mafia e appalti’ no insabbiamento”

Ven, 26/11/2021 - 16:39

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“La Procura di Palermo non ha mai insabbiato i nomi dei politici Lima, Mannino e Nicolosi. Per il semplice motivo che il Ros deposito’ l’informativa ‘Mafia e appalti’ con questi nomi dopo la strage di via D’Amelio e la morte di Paolo Borsellino. Questo deposito avvenne il 5 settembre 1992. Nell’informativa depositata in precedenza, nel febbraio 1991, non si fa alcun cenno a questi, anche se le intercettazioni risalivano al maggio 1990”. 

Lo dice l’ex procuratore generale di Palermo, Roberto Scarpinato, che all’epoca era sostituto procuratore alla Procura della Repubblica di Palermo. Scarpinato sta deponendo al processo sul depistaggio delle indagini sulla strage di via D’Amelio in corso davanti al Tribunale Caltanissetta che vede imputati i poliziotti Mario Bo, Fabrizio Mattei e Michele Ribaudo, accusati di calunnia aggravata, componenti della squadra “Falcone-Borsellino” guidata Arnaldo La Barbera che, tra le altre cose, arresto’ Vincenzo Scarantino, rivelatosi poi un falso pentito. 

Oggetto della deposizione l’inchiesta mafia-appalti condotta dalla procura nei primi anni ’90. Secondo i legali proprio quell’indagine sarebbe il movente dell’accelerazione dell’attentato a Borsellino. “Borsellino prese servizio come aggiunto a Palermo – ha proseguito Scarpinato – e lo incontrai due volte, in una riservatamente. Gli dissi che gia’ nel giugno 1991 ha dato una delega di indagine sulla parte principale dell’informativa che riguardava la Sirap e appalti per 1000 miliardi. Purtroppo – ha aggiunto – questa informativa, in cui c’erano anche i politici, e’ stata depositata solo dopo la morte di Paolo Borsellino. 

E nessuno ha ritenuto di dirci nulla neanche di fronte all’omicidio di Salvo Lima. Nessuno dei carabinieri che, mentre noi cercavamo di capire qualcosa, che ci avvertisse. Queste intercettazioni le aveva il Ros e sono rimaste nella caserma del Ros. E invece, tramite articoli di stampa, si citavano e fu fatto credere, tramite articoli di stampa, che la Procura di Palermo insabbiava le carte. Quelle carte in quel momento non le nostre fatte”.