Salute

Caltanissetta, Capodici: “Alla Provvidenza manca un facilitatore che sostenga inclusione e partecipazione”

Redazione 2

Caltanissetta, Capodici: “Alla Provvidenza manca un facilitatore che sostenga inclusione e partecipazione”

Mar, 02/11/2021 - 14:57

Condividi su:

Riceviamo e pubblichiamo una considerazione di Davide Capodici in qualità di abitante del quartiere Provvidenza e volontario del comitato di quartiere.

Il 30 di ottobre si è chiuso il termine per la presentazione delle istanze di candidature per l’elezione del direttivo del comitato di quartiere Provvidenza – San Giuseppe. Il comitato di quartiere ha avuto, fin dal primo momento della sua istituzione nel 2005, l’onere di provare a rendere un servizio alla comunità in un luogo dove la comunità è complessa e frammentata.

Per cui, da cittadino nato e cresciuto nel quartiere e da volontario nel comitato, mi sono chiesto: cosa dovrebbe fare un comitato un quartiere oggi? cercando di organizzare i pensieri per offrire una risposta a questa domanda, mi sono reso conto che la risposta esiste, ma la domanda è mal posta, non bisogna chiedersi cosa dovrebbe fare il comitato, ma occorre chiederci come dovrebbe essere la comunità in cui viviamo?

Ognuno di noi è membro di diverse comunità, alcune le scegliamo per determinate caratteristiche, altre ci accompagnano semplicemente perché sono il luogo in cui nasciamo e viviamo. In quest’ultime nascono e si sperimentano associazioni come quelle dei comitati di quartiere.

Per cui, alla luce di questo interrogativo vorrei offrire qualche spunto, a beneficio del futuro direttivo del comitato, sulla missione che i comitati dovrebbero perseguire e sul lavoro da fare nel quartiere provvidenza.

Il comitato di quartiere provvidenza San Giuseppe si configura come un’organizzazione di volontariato, quando registrammo lo statuto anni fa era la soluzione migliore. Oggi con il regolamento della partecipazione approvato dal comune di Caltanissetta probabilmente avrebbe senso adeguarsi al testo, rendendo ufficiale il comitato. La struttura è snella, qualsiasi cittadino, associazione, istituzione può collaborare attivamente, le attività sono monitorate e coordinate da un direttivo che può istituire innumerevoli commissioni tematiche. Organo principe del comitato è l’assemblea composta da tutti i residenti e da coloro che svolgono attività nel quartiere.

La mission è quella di facilitare la rappresentanza e il raccordo con chi fa attività nel quartiere, sarebbe molto bello che ogni associazione esprimesse un referente da cooptare in un’apposita commissione.

Tuttavia, la mission non è esaustiva, in un quartiere come quello in questione il comitato deve necessariamente essere promotore e attivatore delle comunità. Il termine comunità è volutamente declinato al plurale in quanto abbiamo di fronte un rione che presenta diverse peculiarità: etnie, culture e religioni differenti, che nell’ordinario si rispettano ma diffidano dallo stringere alleanze (se non quelle a scopo criminale). Alla provvidenza (ma anche in tutto il centro storico nisseno) si dovrebbe lavorare per far si che l’integrazione diventi alleanza, un melting pot culturale, una comunità plurale.

Il quartiere vanta la fama di luogo impossibile da recuperare e da riqualificare, gli edifici pericolanti e le situazioni di degrado urbano e umano rendono bene l’immagine di un rione che è stato per lungo tempo “dimenticato” complice anche il fatto di essere adagiato su un rialzo che circoscrive la realtà interna dell’agglomerato di case, che si affaccia sulla piazza e sul corso principale. Nonostante ciò, al suo interno esistono esperienze sincere e autentiche che possono essere generative, molte realtà in silenzio e con rispetto ogni giorno portano avanti progetti e si spendono per prendersi cura della comunità e per contribuire alla riqualificazione del rione. “La Provvidenza” ha le caratteristiche per essere riconosciuto come un vero e proprio laboratorio di inclusione ed integrazione sociale.

Cosa manca per mettere a sistema queste esperienze? Un soggetto facilitatore della partecipazione[1]. Ci sono state e ci sono già diverse reti composte da stakeholder pubblici, del terzo settore e dell’associazionismo che si impegnano nel quartiere, con l’unico limite di non poter assicurare la presenza in modo costante. La proposta per cui è quella di investire il comitato del ruolo di facilitatore della partecipazione della comunità, iniziando a lavorare non PER ma CON, favorendo la progettazione e la realizzazione di interventi di empowerment per rendere gli abitanti cittadini consapevoli a servizio del bene comune.

La speranza per il quartiere Provvidenza – San Giuseppe, dunque, risiede nella ricchezza delle comunità che lo vivono e negli attori che si impegnano quotidianamente per la riqualificazione e la promozione del rione.

A noi non resta che coltivare queste speranze, dando nuovi impulsi e attirando progettualità virtuose attraverso la partecipazione. Creare un’alleanza progettuale che favorisca la partecipazione (e non la rappresenti) una vision “generativa”, una vera e propria “costituente della comunità”



[1] Il facilitatore della partecipazione è un soggetto che facilita la gestione di gruppi e di processi complessi. Facendosi garante delle istanze e guidando il lavoro a contatto con la comunità di riferimento. Esistono anche professionisti e tecniche ben definite e sperimentate.