L’Italia è geograficamente situata al di fuori della Zona Torrida ma nonostante ciò, grazie alla morfologia del bacino del Mediterraneo, il nostro Paese ha sempre goduto di una situazione climatica particolarmente variegata e più mite rispetto alle altre nazioni situate nell’emisfero settentrionale del pianeta Terra.
Proprio per questa ragione, il problema dell’umidità nelle abitazioni è esteso da Nord a Sud del Paese e interessa tutte le località e quote, indipendentemente dalle caratteristiche climatiche locali. Per quanto riguarda esclusivamente lo stato di conservazione degli immobili, però, la minaccia principale non è rappresentata tanto dall’umidità di condensa quanto dall’umidità di risalita.
Le differenze tra umidità di condensa e di risalita
L’umidità di condensa si forma direttamente nell’aria a causa di sbalzi repentini nella temperatura che possono essere dovuti a vari motivi, come per esempio le dispersioni termiche derivanti dalla scarsa coibentazione dell’immobile oppure semplicemente in seguito alla formazione di vapore acqueo negli ambienti caldo-umidi, come i bagni e le cucine.
In questi casi l’umidità presente nell’aria si condensa formando microscopiche gocce d’acqua che vengono assorbite dagli intonaci, ed ecco che in breve tempo cominciano ad apparire le prime macchie di muffa. Quest’ultima rappresenta un potenziale pericolo per la salute umana, certo, ma soltanto in casi estremi e se viene trascurata per lungo tempo.
L’umidità di risalita è molto più subdola invece, dal momento che attacca i muri dall’interno e a partire dal basso verso l’alto; nel momento in cui questa diventa manifesta, quindi, vuol dire che le pareti che ne sono colpite sono già sature di acqua a partire dal loro interno, sia nella porzione visibile sia in quella che affonda nel suolo, come nel caso delle cantine e dei seminterrati.
Dal momento che questa agisce a partire dall’interno, quindi, diventa visibile soltanto nel momento in cui gli intonaci cominciano a gonfiarsi e sgretolarsi sotto l’azione delle efflorescenze; queste ultime si mostrano sulla muratura a partire dalle aree in cui l’intonaco si è distaccato, ma tendono a diffondersi abbastanza in fretta anche sulle zone dove è ancora integro, attaccando così la parete anche a partire dallo strato superficiale.
Il loro aspetto è simile a una sorta di barbetta che viene spesso chiamata muffa bianca, a causa del suo colore, e infatti proprio per questa ragioni molti tendono a confondere le efflorescenze con la muffa anche se in realtà sono due cose estremamente diverse tra loro.
Muffa e Salnitro
Mentre le muffe sono organiche e possono presentarsi sotto diverse forme e colori, infatti, le efflorescenze sono inorganiche e sono la manifestazione tipica di alcuni sali che, una volta disciolti in acqua, tendono a formare dei microscopici cristalli quando l’acqua evapora. Il colore di questi cristalli è bianco, e già questo basterebbe a distinguerli visivamente dalle muffe, mentre la loro quantità dipende dalla quantità di umidità presente nelle pareti e dal ritmo di evaporazione della stessa, che è subordinato alle condizioni climatiche.
Nella maggior parte dei casi riguardanti gli immobili soggetti a umidità di risalita, le efflorescenze sono originate dalla cristallizzazione del nitrato di potassio, noto anche come salnitro, e cioè un sale che si trova comunemente nell’acqua di impasto delle malte, nei laterizi, negli inerti e nei leganti, come il cemento e la calce idraulica per esempio, ma che può provenire anche da fonti esterne, come il guano degli uccelli e i fertilizzanti.
Il salnitro e i suoi effetti deleteri sulle opere in muratura
Le efflorescenze di salnitro non rappresentano una grossa minaccia quando sono superficiali, a patto che si agisca in fretta per porre rimedio al problema perché di solito, se trascurata, l’umidità che origina le efflorescenze di salnitro porta inevitabilmente anche alla formazione di muffe. La vera minaccia è rappresentata invece dalle sub-efflorescenze, che sono estremamente dannose per le pareti perché si formano al loro interno e finiscono col rompere i legami molecolari delle opere in muratura.
L’umidità di risalita attacca le pareti dall’interno verso l’esterno, ma la formazione delle efflorescenze di salnitro è limitata a partire dalla superficie delle stesse fino a circa 20 millimetri in profondità; questo significa che lo strato interessato al fenomeno di cristallizzazione da evaporazione è quello a partire dall’intonaco fino alla superficie dei mattoni.
Nella parte interna il salnitro non fa danni, o almeno non subito, in quanto è presente ancora disciolto nell’acqua. Se non si adottano subito le dovute misure per risolvere l’afflusso di umidità nella parete, però, gli strati superficiali della parete colpiti dalle efflorescenze si sgretolano e si staccano mettendo a nudo gli strati inferiori esponendoli all’evaporazione e innescando così un lento processo di erosione che, se trascurato, a lungo andare compromette irrimediabilmente l’integrità strutturale delle pareti.