Controllare tutta la filiera di produzione, dalla coltivazione del grano fino alla commercializzazione del prodotto finito sulla tavola del consumatore.
E’ questo l’obiettivo di successo che ha già raggiunto Molini Riggi e che, dopo un primo progetto pilota nel cuore di Caltanissetta definito “Grani in Pasta”, mira a trasformare in un franchising di respiro internazionale. Il tutto utilizzando un nome capace di rievocare meglio la sua storia: “Riggi dal 1955”.
“Abbiamo deciso di dare il giusto valore al nostro grano e di trasformarlo in prodotti quali brioche, cornetti, pasta, panini, focacce, pizze, cannoli per poter offrire ai clienti di tutto il mondo la qualità di un prodotto genuino a ogni boccone”. Alessandro e Marco Riggi, managers dello storico molino nisseno, parlano con le idee chiare e una voce ferma perché consapevoli di avere tra le mani qualcosa di unico. “Con un nostro amico, residente negli Emirati Arabi, abbiamo iniziato a ragionare su un format che parlasse di Sicilia, di grano antico, di farina genuina trasformata in pasta fresca e pasta secca”.
Un’idea che è velocemente passata all’atto pratico con l’acquisto dello storico pastificio sorrentino di Pompei, utile per acquisire il know how e macchinari di eccellenza.
La diffusione del Covid, le chiusure forzate e l’immobilizzazione del mercato internazionale non ha spento questo sogno ma lo ha semplicemente posticipato nel tempo. Mesi in cui il Molino Nisseno, con la collaborazione del palermitano Salvatore Tusa, ha iniziato ad espandersi nel mercato spagnolo non soltanto con la materia prima, la farina, ma anche con i prodotti finiti.
Adesso tutto è pronto per il “grande salto” che avverrà con l’apertura di locali in Italia, iniziando da Lombardia, Toscana, Campania e Puglia, e all’estero con Barcellona e Ibiza come primi punti di lancio geograficamente più funzionali per l’intera penisola iberica. Dopo questo primo step con “Riggi dal 1955” si potrà procedere conquistando altre città europee, come Berlino e Parigi, con la prospettiva di arrivare negli Stati Uniti e negli Emirati Arabi.
Marco e Alessandro Riggi hanno proseguito raccontando il loro progetto e spiegando che “aprire un corner significherà sposare la nostra filosofia di vita. La nostra proposta si rivolge ad un target di clientela molto ampio perché, dalla colazione – con gelato, brioche e cornetto -, fino alla cena – con un piatto di pasta o un secondo – siamo capaci di accontentare tutti. Siamo anche aperti alla contaminazione culinaria consentendo ai franchisee, di portare a tavola o sugli scaffali i prodotti tipici locali. Purché, ovviamente, rispettino la nostra etica aziendale e i criteri di genuinità e tracciabilità. Non vogliamo creare delle piccole fabbriche con elevato turn over ma delle opportunità di lavoro e di sviluppo nelle quali ogni collaboratore potrà crescere, sentirsi a casa e far parte della famiglia Riggi”.
Potranno essere valutati tre diversi format: “Riggi cafè”, un piccolo corner da aprire anche all’interno di un hotel, “Riggi Pizza e Focacce”, nel quale estendere alla possibilità di gustare pizze e arancini, e “Riggi Ristorante” con una più ampia metratura e un menù più variegato con tutta la selezione di pasta.
“La nostra idea – hanno chiarito – è quella di diventare i leader della trasformazione del grano siciliano nel mondo, promotori di prodotti certificati che partono dai campi per arrivare diretti al piatto, che profuma di bontà siciliana. Il tutto al di fuori di ogni confine di spazio”. Il progetto, infatti, è quello di diversificare puntando sui prodotti finiti, che partiranno già pronti da Caltanissetta, sui semilavorati che potranno essere serviti nella preparazione direttamente in loco, e materie prime siciliane al 100%.
Cosa significherà fare un’esperienza da “Riggi dal 1955”? Una risposta che, per essere ben chiarita, dovrà partire dalla definizione di “prodotto di qualità”. “Non vogliamo essere definiti come una catena standardizzata di nicchia o di massa – hanno spiegato i fratelli Riggi -. Non puntiamo a essere una di quelle grandi catene di ristorazione dove la quantità del cibo venduto è prioritaria alla qualità né, al contrario, essere considerati così esclusivi da essere inavvicinabili. Vogliamo diventare la catena di ristorazione più apprezzata da chi cerca una filiera che produca alimenti genuini e derivati dalla tradizione. E sfruttare, al contempo, le potenzialità di essere alla portata di tutti in tempi rapidi e a costi accessibili”.
Un sogno, quello di assaporare il cibo nisseno e siciliano in tutto il mondo, che nel medio periodo potrebbe diventare una realtà. E la promessa è quella di non replicare nessuno pseudo modello americano dove il Made in Italy si ritrova, ormai, soltanto nell’insegna. “Desideriamo trasferire le radici siciliane in ogni luogo nel quale arriveremo”.
E se le premesse sono quelle già testate a Caltanissetta è certo che la conclusione non potrà che essere un successo.