Riceviamo & Pubblichiamo da Leandro Janni, presidente di Italia Nostra Sicilia
Tanti, persino troppi turisti, in tempo di pandemia da Covid-19, questa estate in Sicilia. Turisti irresistibilmente attratti dalla bellezza dell’Isola, dai sui miti, dai suoi colori, odori e sapori. Ma poi, è giunta la giornalista e influencer Selvaggia Lucarelli che, senza alcuna misericordia, ha rotto l’incanto, disvelando l’altra faccia della medaglia: ovvero la pessima amministrazione di una terra, di un’isola tanto bella e seducente, quanto sventurata.
Di contro, Mick Jagger, frontman dei Rolling Stones, innamorato della Sicilia, ha comprato casa a Portopalo di Capo Passero, in provincia di Siracusa. Da più di un anno, ospite di amici nelle campagne tra Modica, Palazzolo Acreide e Noto, Jagger se la sta davvero spassando.
La Lucarelli, invece, ha affittato – a sue spese – una bella villa con giardino mediterraneo, a Noto, e rimanendo assai delusa, o meglio sconcertata, per le insopportabili carenze nei servizi fondamentali e per le incredibili condizioni igienico-sanitarie riscontrate, ha denunciato tutto nella sua pagina Instagram, scatenando polemiche e discussioni infinite. Speriamo utili.
Ma torniamo indietro di qualche anno. Nell’ultimo ventennio del diciannovesimo secolo, in una Sicilia che soffriva sotto il nuovo Regno d’Italia, il barone e fotografo Wilhelm von Gloeden, con le sue intriganti immagini, fece nascere, in tutta Europa, il desiderio di una nuova meta: Taormina.
Nella biografia romanzata di Von Gloeden lo scrittore Roger Peyrefitte fa pronunciare al barone queste parole. «Tutta la storia dell’Italia, della Sicilia e della Grecia, in una parola del mondo mediterraneo, si riassumeva a Taormina. L’animo vi trovava ogni appagamento non meno dei sensi, perché la bellezza delle sue creature era ben degna di quella delle cose e dei ricordi. Un universo adatto a me e che poteva diventare completamente mio: io avevo raggiunto il mio ideale, mi trovavo sull’Acropoli della bellezza. Non si trattava più di dipingere, ma di essere felici, di eternare una beatitudine e non dei colori. Ormai la mia decisione era presa: a Taormina volevo vivere e morire».
Le fotografie di von Gloeden portarono in breve tempo Taormina al centro dell’interesse di poeti, artisti, scrittori, aristocratici e benestanti di tutta Europa: era nato il mito. Grazie alle cartoline illustrate, vere e proprie “icone per il turismo”, innumerevoli personaggi di allora la scelsero come destinazione per i propri viaggi di lavoro, di cultura e di svago. Ad esempio l’eccentrico Oscar Wilde o il famosissimo compositore Richard Strauss. Wilhelm von Gloeden incontrò a Taormina anche il Premio Nobel per la Letteratura Anatole France, la celebre attrice Eleonora Duse, musa di Gabriele d’Annunzio, e persino il kaiser Guglielmo II.
Dunque, questo è lo “speciale” destino della Sicilia: sono spesso gli altri, i non siciliani che la scoprono. La disvelano. Nel bene e nel male. I siciliani preferiscono il sonno della ragione.
E d’altronde, come non ricordare le parole di Giuseppe Tomasi di Lampedusa, nel Gattopardo: «Il sonno, caro Chevalley, il sonno è ciò che i Siciliani vogliono, ed essi odieranno sempre chi li vorrà svegliare, sia pure per portar loro i più bei regali. I Siciliani non vorranno mai migliorare per la semplice ragione che credono di essere perfetti: la loro vanità è più forte della loro miseria, ogni intromissione di estranei sia per origine sia anche, se si tratti di Siciliani, per indipendenza di spirito, sconvolge il loro vaneggiare di raggiunta compiutezza, rischia di turbare la loro compiaciuta attesa del nulla…».