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Rassegna Stampa: CamCom, una raffica di no “Nuova mappa un’eresia”. E sulla norma M5S diviso

Una raffica di no.

Un coro di dissenso alla nuova mappa secessionista delle Camere di commercio siciliane. Protestano gli enti camerali, le associazioni di categoria e la politica. Nell’occhio del ciclone la “controriforma”, frutto di un emendamento al decreto “Ristori-bis”, che di fatto smembra la Camera di Commercio del Sud-Est, isolando Catania e sganciando Siracusa e Ragusa, che si aggregherebbero con Trapani, Caltanissetta e Agrigento.

La madrina della norma è la deputata forzista Stefania Prestigiacomo, in un asse trasversale che ha visto assieme la Lega (con Nino Minardo che ha incassato il via libera del ministro dello Sviluppo economico, Giancarlo Giorgetti), con l M5S, con i parlamentari siracusani in prima linea, e coll Pd, con Fausto Raciti fra i firmatari dell’emendamento passato in commissione Bilancio a Montecitorio, ora al voto blindato dalla fiducia di Camera e Senato «Grande preoccupazione per una scelta che potrà avere ricadute pesanti sulla vita delle imprese, ma che si è deciso di prendere nelle stanze chiuse della politica».

Così Confindustria Sicilia, che ritiene «incomprensibile» la decisione: «Tra l’altro i numeri dell’eventuale nuova “supercamera” a cinque consegnerebbero la sede legale dell’ente a Trapani, distante 350 chilometri da Ragusa e 260 da Siracusa, scontentando di fatto tutti e cinque i territori. Facciamo appello affinché si avvii immediatamente una fase di reale e leale confronto per arrivare a una soluzione condivisa e utile per il sistema delle imprese». Anche Confagricoltura Sicilia in trincea. «In questo caso la toppa è peggio dello strappo».

Un’«eresia aggravata anche dal fatto che il coordinamento spetterebbe proprio alla sede trapanese». Il presidente Ettore Pottino precisa che «siamo sempre stati per l’abolizione dei carrozzoni», ma «in questo caso la soluzione non va in ogni caso a favore dei beneficiari».

Domani, a Palermo, ci sarà un delicato (e affollato) incontro. Presenti, tutti con posizioni ostili, i vertici camerali siciliani: i presidenti della Camera del Sud-Est (Pietro Agen), di Palermo-Enna (Alessandro Albanese) e Messina (Ivo Blandina), e i commissari di Trapani (Pino Pace, che è anche presidente di Unioncamere Sicilia), Agrigento (Giuseppe Termine) e Caltanissetta (Giovanna Candura). Ed è significativa la posizione di quest’ultima, ex assessore regionale oggi esponente di spicco di DiventeràBellissima. «È un’operazione scellerata, che finirà per indebolire sempre di più le Camere di Commercio su cui Siracusa avrà il predominio. Sarà la Regione a pagare il personale?» . Unioncamere «è pronta a contrastare fortemente ciò che è stato stabilito con l’emendamento Prestigiacomo».

E conferma: «Ci riuniremo e appronteremo una strategia per contrastare questo scellerato piano». Parole che hanno un peso doppio se si considera che Candura è una musumeciana di ferro, tanto da essere stata nominata in quota Regione nel Cda di Sac, la società di gestione dell’aero – porto di Fontanarossa, in fondo il vero “bottino” della guerra camerale in corso. E sarà proprio la Regione, secondo il testo dell’emendamento Prestigiacomo, a dover «riorganizzare il proprio sistema camerale» entro il 31 dicembre 2021, valutando il «rispetto degli indicatori di efficienza e di equilibrio economico».

L’assessore regionale alle Attività produttive, Mimmo Turano, non s’è pronunciato sulle prossime mosse. La posizione di Candura è personale. Ma può essere che non si sia consultata con Nello Musumeci prima di esternare? Un altro varco si apre nel M5S. Dove all’esultanza dei parlamentari nazionali Filippo Scerra e Paolo Ficara e della deputata regionale Stefania Campo, subentrano le pesanti critiche del sindaco grillino di Caltanissetta, Roberto Gambino: «Considero folle, abominevole, scellerata una scelta simile dettata soltanto da interessi di campanile». Ben più significativo il niet di Giancarlo Cancelleri: «È svilente vedere nella politica ancora atteggiamenti prettamente campanilistici senza considerare minimamente il quadro generale e gli effetti sul resto della Sicilia che certe scelte innescano».

Il sottosegretario ai Trasporti esplicita: «Per quanto possa comprendere la voglia di riscatto dei territori di Siracusa e Ragusa che da tempo rivendicano di distaccarsi da Catania, trovo impensabile che queste siano accorpate a quella di Caltanissetta che comprende i territori di Trapani e Agrigento senza che ci sia stato un ragionamento con i territori e senza alcuna visione di insieme».

Ma Peppino Giannone, consigliere ibelo della Camera del Sud-Est, sommessamente scandisce: «La narrazione di Ragusa d’accordo da sempre con Siracusa per staccarsi da Catania è falsa. Ogni volta che se n’è parlato le associazioni hanno sempre bocciato la proposta con maggioranze schiaccianti. Ragusa è diversa da Siracusa…».

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