Sono le pagine di “Non rompere niente” della poetessa e scrittrice catanese Marilina Giaquinta, che dopo quattro anni torna dal pubblico nisseno, questa volta tra gli scrittori del Festival Miniera.
Saranno le tinte noir del suo romanzo che stasera alle 20:45 a largo Barile diventeranno protagoniste di un appuntamento con l’autrice durante “#essercisempre… Storie di legalità”.
«Scegliere la chiave narrativa del giallo per alcuni è una scelta rassicurante, perché segue lo schema definito della lotta tra il bene e il male ma non per me – dice Marilina Giaquinta – A me piace che il lettore debba porsi il dubbio e non dare nulla per scontato. Alla narrazione dei poliziotti data dalle fiction più popolari ne preferisco una autentica, i poliziotti sono uomini come tutti gli altri, con il loro sentimenti, le loro passioni e i loro vissuti e lo dico con consapevolezza essendo stata dirigente della Polizia di Stato».
«Questo libro ha le sue radici da una piéce teatrale alla Harold Pinter, alla fine somiglia ad una tragedia greca ma non svelo di più», aggiunge Marilina Giaquinta. Corale, dalla trama originale racconta l’isola che diventa a volte non luogo ed altre specchio dell’umano, attraverso ciascun personaggio. Isola è metafora della vita, fatta di violente passioni che si cerca di dominare, è terra circondata dal mare, con la minaccia del vulcano.
La narrazione del femminile esce dai soliti schemi e li sovverte in modo netto, ne svela anche l’eros. E se da un lato c’è Anastasio Ventura, commissario di polizia, dal solido senso della legalità e della giustizia, poliziotto gentile e solitario, spedito per gli ultimi anni prima della pensione in questo posto apparentemente tranquillo dall’altro c’è Maria Isola Lo Faro, appuntata ambiziosa, cinefila, “fimmina” come può esserlo una donna di Sicilia.
Un libro dalla struttura teatrale, dal ritmo cinematografico che procede per fotogrammi, dal linguaggio tanto meticcio e crudo quanto poetico.