Prosegue il processo all’ex leader di Confindustria Antonello Montante e continuano a emergere le dichiarazioni rilasciate dall’imprenditore durante il processo con rito abbreviato svolto a porte chiuse.
Nella deposizione ha parlato dei suoi rapporti con i rappresentanti delle istituzioni e della società civile coinvolgendo anche l’ex Presidente Raffaele Lombardo e Maria Falcone.
“Nel 2009 l’allora Presidente della Regione siciliana Raffaele Lombardo mi chiese di diventare assessore regionale della sua Giunta perché cercava visibilità e io in quel periodo ne avevo molta. Ero vicepresidente vicario di Ivan Lo Bello, e mi ero occupato di tante attività.
Quando gli dissi di no, lui il 23 maggio 2009 lo chiese anche Emma Marcegaglia ma lei gli disse: ‘Non è possibile’. Dopo qualche giorno gli dissi che avevo un nome di Confindustria che avrebbe potuto svolgere questo ruolo: Marco Venturi”. A dirlo in aula, proseguendo l’interrogatorio nel processo d’appello che lo vede imputato per associazione per delinquere finalizzata alla corruzione, è Antonello Montante nell’udienza dell’11 giugno scorso.
Il contenuto della sua deposizione, a porte chiuse, è adesso in possesso dell’Adnkronos. “Io dissi a Lombardo: ‘Ti posso segnalare una persona che si chiama Marco Venturi’ – dice ancora Montante – e il Governatore mi disse anche che voleva nominare assessore il magistrato Caterina Chinnici e l’ex prefetto Giosuè Marino.
All’indomani io chiamai Venturi e gli chiesi di vederci. Non gli dispiaceva l’idea, e mi disse di sì. Quel giorno venne anche Caterina Chinnici in hotel, a Villa Igiea, ci siamo messi nel balconcino della mia stanza e parlammo. Così Venturi diventò assessore”.
“In vista del 23 maggio 2010, un anno dopo che Lombardo mi chiese di diventare assessore e io declinai, Maria Falcone mi chiese di organizzare un convegno in ricordo del fratello. Io allora ero Presidente della Camera di Commercio e lo organizzai. Partecipammo io, Alfredo Morvillo, Sergio Lari, Maria Falcone, Caterina Chinnici. In quell’occasione raccontai la mia esperienza” del Codice etico “e di quello che succedeva nel Vallone, a Serradifalco o Villarosa. E dicevo feci il nome e il cognome di Vincenzo Arnone”, il boss di Serradifalco, ex amico di Montante, condannato in via definitiva per associazione mafiosa.
Ma in aula Montante prende le distanze da Arnone e dice che “più volte feci il suo nome” in alcuni convegni organizzati “con magistrati e forze dell’ordine”. “In quell’occasione – dice Montante nel corso dell’interrogatorio nel processo che lo vede imputato per associazione per delinquere finalizzata alla corruzione – Marco Venturi, che avevo segnalato io a Lombardi, partecipò al convegno nella veste di assessore regionale”.
E poi ha citato altri convegni a cui hanno partecipato l’ex assessore Lucia Borsellino, figlia di Paolo Borsellino, diversi magistrati, dal Procuratore generale di Caltanissetta Lia Sava, “in sostituzione del Procuratore Sergio Lari”.
Montante ha specificato anche che “Vincenzo Arnone non è mai stato mio testimone di nozze. Ma io lo scoprii solo nel 2011, quando fu messa in giro una fotografia da parte di alcuni vecchi appartenenti di Confindustria. Lì mi resi conto che a firmare era stato il padre di Vincenzo, Paolino Arnone. Oggi sono qui per dare un supporto alla verità”.
Vincenzo Arnone, boss di Serradifalco, è figlio di Paolino Arnone, storico padrino morto suicida nel carcere di Caltanissetta nel 1992. Vincenzo Arnone è stato condannato in via definitiva per associazione mafiosa e ha scontato la pena. Oggi è libero. A parlare delle “relazioni pericolose” del presidente di Confindustria era stato il pentito Salvatore Di Francesco, mafioso di Serradifalco, paese d’origine di Montante. “Intanto vorrei ricordare che Arnone è stato incensurato fino al 2000 – prosegue Montante rispondendo alle domande dei suoi difensori, gli avvocati Giuseppe Panepinto e Carlo Taormina – Viveva nel mio stesso territorio, siamo stati insieme alle scuole elementari. Eravamo entrambi ciclisti nella stessa squadra. E’ diventato un mio amico, ma stiamo parlando degli anni Settanta. Io avevo quindici anni circa. Poi io mi sposai a 17 anni. Al mio matrimonio c’erano solo compagni di scuola, con mia moglie ci sposammo di corsa, perché si scoprì che era in stato di gravidanza”.
“Non ricordo l’episodio ma, anche se fosse avvenuto, non vedo dove sia il problema visto che parliamo di una persona che per anni è stata ritenuta l’emblema dell’imprenditoria sana della Sicilia tanto da ricevere la delega a responsabile della Legalità di Confindustria nazionale -. Cosi Maria Falcone, presidente della Fondazione Falcone e sorella del giudice ucciso dalla mafia, ha commentato con l’Adnkronos le dichiarazioni rilasciate dall’ex presidente di Confindustria Antonello Montante -. L’episodio risale a molti anni prima delle sue vicissitudini giudiziarie e della pesante condanna ricevuta”.
A ribadire la trasparenza dei rapporti è stato anche il vice presidente della Regione siciliana Gaetano Armao, parlando con i giornalisti a margine della kermesse organizzata dal governo regionale allo Spasimo, in merito alle dichiarazioni rilasciate da Montante.
“Ho avuto un atteggiamento assolutamente istituzionale. Era impensabile che il governo non dialogasse con l’allora presidente di Confindustria e Unioncamere”. Cosi il vice presidente della Regione siciliana Gaetano Armao, parlando con i girnalisti a margine della kermesse organizzata dal governo regionale allo Spasimo, in merito alle dichiarazioni rilasciate dall’ex presidente di Confindustria Sicilia Antonello Montante durante il processo a Caltanissetta. “Certo non si puo’ dire che io fossi suo amico – ha proseguito – essendo stato sottoposto ad attivita’ di spionaggio”.
Chiarimenti sono arrivati da Montante anche su Alfonso Cicero che “in quel momento era un ‘disoccupato’ in quanto a incarichi politici, non so se lui era un dipendente di qualche ufficio periferico regionale di Caltanissetta. Ma venne nominato lui dall’allora assessora regionale Linda Vancheri a capo dell’Irsap, l’Istituto regionale per lo sviluppo delle Attività produttive”. Quando venne fatta la legge all’Ars per l’istituzione dell’Irsap nel 2012, venne ristudiata e riqualificata dall’assessora Vancheri, con gli uffici dei consulenti, si affidò anche all’ufficio legislativo – dice Montante – Ma la cosa più importante è che nel 2013 venne deliberato lo Statuto dell’Irsap, con l’assessore Vancheri. E l’Irsap aveva l’obbligo del protocollo di legalità”. “Per queste nomine ci sono state due richieste di dimissioni a Linda Vancheri, ci fu un’attività molto violenta contro Confindustria affinché togliessimo Cicero – prosegue Montante – si contestava che Vancheri nominò Cicero con l’appoggio di Confindustria perché non avesse i titoli e la statura. A noi interessava che ci fosse una persona che portasse avanti la lotta alla mafia”.