Sono diventate un incubo per gli agricoltori di mezza Sardegna: le cornacchie stanno rovinando meloni, angurie e le altre colture da campo, oltre alle attrezzature, creando un danno di centinaia di migliaia di euro al comparto.
Un’altra calamità naturale dopo l’invasione delle cavallette nel nuorese, che questa volta riguarda che va annoverata tra quelle della fauna selvatica, storico problema dell’agricoltura sarda, che ogni anno confeziona qualche milione di euro di danni, oltre che con le cornacchie anche a causa di cinghiali, cervi, cormorani e altri selvatici che imperversano nelle aziende agricole.
In soccorso stanno arrivando “i piani di controllo – spiega Mario Puggioni, referente di Coldiretti Sardegna – nelle province di Oristano, Sud Sardegna e nella città Metropolitana, mentre a breve arriverà anche quello della provincia di Sassari che è stato presentato in ritardo. Non solo. Nei giorni scorsi le provincie hanno prorogato fino al 31 luglio, su indicazione dell’Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale), il piano di controllo per i cinghiali.
I piani di contenimento prevedono l’abbattimento di 20mila cornacchie grigie in tutta la regione in un anno (dal 1° marzo al 30 novembre).